Conegliano, lo sfogo di Andrea Antoniazzi, della palestra Body Evidence: “Abbiamo fatto di tutto per restare aperti”

Dopo l’annuncio del nuovo Dpcm, Andrea Antoniazzi, titolare della palestra Body Evidence con sede a Conegliano e a Vittorio Veneto, ha diffuso sui social un video, girato mentre stava chiudendo la propria palestra domenica 25 ottobre.

Un autentico sfogo e un’occasione scelta da Antoniazzi per far vedere quali sono stati gli accorgimenti assunti dalle palestre per poter rimanere aperte.

“Non riesco a capire il perché – ha confessato – Ci siamo tutti comportati bene, abbiamo fatto il massimo per rispettare le regole e rimanere aperti, cosa che non avviene in molti ambienti pubblici, nei mezzi pubblici e in alcuni locali“.

Andrea Antoniazzi ha spiegato come all’ingresso della struttura ci fosse l’obbligo di igienizzare mani e scarpe, di indossare i copriscarpe, mentre degli appositi tappettini erano posti sempre all’ingresso.

Ogni cliente doveva sottoporsi alla misurazione della temperatura corporea e la palestra era fornita di un apposito registro anche per le uscite.

Segnaletica per le misure di prevenzione, pannelli di plexiglass, pannelli divisori tra i macchinari, cinque metri quadrati di spazio a disposizione per ogni partecipante ai corsi, doppia sanificazione giornaliera dei locali, cambio dei filtri per il rigiro dell’aria: sono alcuni dei provvedimenti assunti per poter adeguarsi alle normative e, di conseguenza, avere le condizioni per continuare a restare aperti, almeno fino a prima del nuovo Dpcm.

Perché non considerano lo sport come parte della cura? – ha proseguito Andrea Antoniazzi – Come settore non esistiamo, non veniamo considerati. Noi con questo lavoro ci viviamo e durante il primo lockdown non abbiamo avuto nessun aiuto. Datemi la possibilità di lavorare”.

“Sono deluso, – ha ribadito Antoniazzi – ho paura per il futuro e non mi sento tutelato, nè io, nè i miei collaboratori. Abbiamo tutti una famiglia da mantenere. Abbiamo fatto di tutto per scongiurare un’altra chiusura, ma non è andata così. Dobbiamo farci sentire. Siamo un’attività come le altre”.

Uno stato d’animo che in queste ore accomuna i titolari di tutte quelle attività soggette a una chiusura o a un orario ridotto o che temono per il proprio futuro: il Covid-19 non ha minato soltanto la sicurezza in termini di salute, ma ha creato un clima di incertezza anche per il futuro economico.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook).
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