Nessun accordo tra il comune di Conegliano e i quattro ex-dirigenti raggiunti da una diffida che chiede la restituzione di circa ottantaseimila euro di stipendi risultati più alti del massimo consentito dai contratti collettivi del settore pubblico.
Il caso, denunciato a dicembre dal capogruppo del Partito Democratico Alessandro Bortoluzzi che parlò di uno scandalo “stipendiopoli” coneglianese (vedi articolo), ora passa nelle mani dei rispettivi rappresentanti legali, aprendo la strada a un confronto al di fuori delle sedi comunali che potrebbe anche allargare lo sguardo sulla vicenda.
La diffida del comune era partita in seguito ad un’ispezione del Ministero dell’economia a sua volta sollecitato da un esposto dei consiglieri PD, presentato alla Corte dei Conti in seguito ad una riorganizzazione interna avvenuta a fine 2017.
Da parte dell’amministrazione comunale c’è la ferma intenzione di portare avanti quanto iniziato con la diffida, come spiega il sindaco Fabio Chies: “Abbiamo inviato la richiesta nei loro confronti, ora che abbiamo ricevuto questa risposta è compito del Comune andare avanti”.
Comunque, assicura Chies, si tratta di una questione squisitamente tecnica: “Gli ex dirigenti hanno il diritto di difendersi, e sono sicuro che tutto è stato fatto in buona fede. Ora sarà compito degli organi di competenza fare le necessarie valutazioni nelle sedi opportune e dare una risposta”.
Da parte dell’opposizione c’è cautela, in attesa di vedere quali saranno le prossime mosse dell’ufficio legale del comune. Bortoluzzi spiega che il PD ci tiene a distinguere tra le persone coinvolte, che da più parti hanno ricevuto attestati di stima per il lavoro svolto per la città, e gli atti conseguenti di quella che è diventata ormai una battaglia legale.
“Non abbiamo interesse a rinfocolare polemiche contro le persone. Ci aspettiamo però che il comune prenda una posizione. Noi abbiamo portato all’attenzione la cosa perché non vogliamo che passi l’idea che esistano cittadini di serie A e cittadini di serie B”, prosegue Bortoluzzi.
Rimane però un dubbio, riguardante le motivazioni che hanno spinto i dirigenti a fare questa scelta: “Inizialmente pareva che volessero restituire i soldi, perché ora si tirano indietro?”, si chiede Bortoluzzi.
Dubbi condivisi dal capogruppo del Movimento Cinque Stelle Alberto Ferraresi: “Se so di essere in torto restituisco i soldi, se invece scelgo di non pagare è perché sono sicuro di essere innocente oppure penso che la cerchia dei coinvolti possa essere più ampia”.
(Fonte: Fabio Zanchetta © Qdpnews.it).
(Foto: Archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it