Una promessa per il ciclismo, un vincente: così viene ricordato Andrea Barro, 86enne nato a Scomigo – la stessa Scomigo di Teofilo Sanson, industriale dei gelati e sponsor del ciclismo – e con un passato da ciclista, deceduto la scorsa notte.
Sono tanti gli aneddoti e i ricordi che si rincorrono e intrecciano su una figura quasi mitica, con un futuro luminoso nel panorama del ciclismo non solo locale ma anche nazionale, interrotto da un brutto incidente che gli impedì di rimettersi in sella: il freno della bicicletta di un avversario gli entrò tra le costole perforandogli un polmone.
Dopo la vittoria del trofeo Bottecchia nel 1951 e poi nel 1952, era diventato ciclista professionista, correndo nel 1953 e 1954 con la squadra Torpado, per la quale aveva vinto in soli dieci giorni nel 1953 la Coppa Agostoni nella città lombarda di Lissone e poi la Milano-Modena.
Nonostante avesse dovuto abbandonare la carriera da ciclista professionista, accanto al lavoro di rappresentante per la Sanson, non aveva mai abbandonato la passione per la bici e per questo era stato presidente della squadra di Scomigo, per il quale organizzava ogni anno il trofeo “Città di Conegliano”.
Tanta la commozione nelle parole della figlia Marina che lo ricorda come “un uomo forte, buono, generoso e pieno di grinta”. Ma l’emozione e l’ammirazione traspare anche nella parole degli amici di sempre, tra cui Flavio Silvestrin, presidente onorario del gruppo ciclistico “Ottavio Bottecchia” di Pordenone: “Io e Andrea Barro ci siamo conosciuti l’8 settembre del 1953, quando io avevo 15 anni e lui correva a Pordenone di fronte a 7.000 persone. I suoi avversari erano Giordano Cottur, Fausto Coppi, Giovanni Corrieri, Gino Bartali e Antonio Bevilacqua. Lì fece il suo exploit”.
“Sono emozionato a causa della perdita – continua Silvestrin – di un amico onesto, integerrimo, un grande sportivo, un campione divenuto il simbolo della nostra squadra”.
Anche Riccardo Menegatti, giornalista sportivo amico di Barro, lo ricorda come “un vincente, un galantuomo, un vecchio gentiluomo dei tempi andati. Si muoveva con classe, era un signore, generoso. Era un vincente che, se non fosse stato per l’incidente, avrebbe avuto una carriera lunghissima e ancora più vincente di quella che è stata”.
L’ultimo saluto ad Andrea Barro verrà dato giovedì 21 giugno alle 16 nella chiesa parrocchiale di Scomigo. Il rosario sarà recitato domani, mercoledì 20 giugno, alle 19 nella stessa chiesa. Barro lascia la moglie Edda, le figlie Marina e Luisa con Umberto e Oscar, i nipoti Giorgia, Stefano e Beatrice, il fratello e la sorella, i cognati e tutti i parenti.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: onoranze funebri Roman).
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