Un flashmob per dar voce al proprio disagio, ma anche un’occasione per ritrovare la forza nella collettività: sono questi i due presupposti alla base di una proposta ideata dall’associazione Conegliano In Cima, guidata da Patrizia Loberto, in programma per venerdì 1 maggio, dalle 10 alle 10.30.
“Basta balconi, ora scendiamo in piazza. – ha esordito Patrizia Loberto – Voglio che si veda che non siamo un numero ma dei visi, non siamo un numero dell’Inps a cui dare 600 euro. Non ci saranno appartenenze politiche o megafoni a questo flashmob, ma solo mascherine colorate“.
Loberto fa sapere di essere in attesa di una risposta dalla Polizia di Stato e, quindi, dalla Prefettura in merito alle modalità di svolgimento proposte.
L’associazione, infatti, ha ideato due possibili idee per condurre l’iniziativa, senza che si creino assembramenti. Se da un lato potrebbe essere possibile passare dall’area del Cavallino al Ponte della Madonna, rispettando le distanze di sicurezza gli uni dagli altri, d’altro canto una seconda opzione sarebbe quella di aprire i negozi, senza cassa, e accendere la musica, con i commercianti di fronte alle rispettive vetrine.
Un modo per dire “noi ci siamo”, per “dare un segnale” come ha sottolineato Loberto, la quale ha delineato un ritratto della situazione odierna del commercio, commercio al dettaglio che come annunciato nella serata di ieri, domenica 26 aprile, dal premier Giuseppe Conte, riaprirà il prossimo 18 maggio.
“Abbiamo avuto un calo pazzesco, in tutti i sensi, anche con il commercio online. – ha confessato la guida di Conegliano In Cima – In sostanza abbiamo perso la stagione, abbiamo perso le vendite fatte per le cerimonie e le vacanze estive. La situazione si può immaginare dato che di solito giugno era il mese dei presaldi e luglio quello delle svendite”.
“Speriamo che a settembre possa arrivare la merce nuova: il blocco della filiera del tessile è un altro aspetto che dobbiamo tener presente. – ha spiegato Loberto – Nel frattempo le bollette continuano ad arrivare lo stesso e tra poco anche le varie tasse da pagare: il Governo dovrebbe dare una mano, ma non con i 600 euro, bensì intervenendo sul fronte della tassazione, almeno fino al 31 dicembre”.
“Siamo tutti sulla stessa barca – ha aggiunto – perché se chiudono i negozi, anche quelli vicini appartenenti alla filiera alimentare, che non hanno mai chiuso, potrebbero subire una svalutazione e ritrovarsi circondati da incuria e abbandono. Non possiamo permetterci di perdere i negozi”.
“Non trovo giusto che resti tutto invariato a livello di spese e tassazione, con zero introiti. – ha concluso Loberto – Stiamo attendendo notizie dalla Prefettura: questa sarebbe un’occasione per darci forza a vicenda”.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
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