Sta circolando sul web il video postato dalla giovane Giorgia Garofalo sul proprio profilo Facebook nella serata di ieri, sabato 28 marzo: un video “per ricevere delle risposte” su un fatto che è capitato alla madre, “con sintomatologia riconducibile al Coronavirus”, all’ospedale di Conegliano (qui il video).
“Voglio metterci la faccia – così inizia il video di Giorgia Garofalo – ed esigo delle risposte, che al momento non ho ricevuto da nessuno. Mia madre è stata portata all’ospedale di Conegliano, perché presentava una sintomatologia riconducibile al Coronavirus: dopo le prime analisi e una tac, è stato conclamato che presenta una polmonite virale e con quasi estrema certezza si può dire che abbia il Coronavirus”.
“La sua situazione clinica, al momento, non necessita di un’ospedalizzazione e, quindi, può rientrare al suo domicilio. – prosegue la giovane – La cosa che però mi ha lasciata interdetta è che, al momento delle dimissioni, le è stato detto che sarebbe dovuta rientrare da sola, perché non è previsto che il 112 la riportasse a casa, quando in realtà è arrivata in ospedale con un’ambulanza“.
“Le è stato detto che sarebbe dovuta rientrare al suo domicilio, o a piedi o in taxi, che eventualmente avrebbero loro stessi chiamato. – continua il racconto di Garofalo – Sono rimasta interdetta e non credo di essere pazza quando dico come trovo allucinante che un paziente Coronavirus positivo o, comunque anche solo sospetto, venga dimesso e non gli venga garantito il servizio di trasporto con tutti i presidi che prevederebbe il trasporto stesso, ma che invece venga affidato al suo buonsenso il ritorno a casa e, addirittura, suggerito di prendere un taxi”.
“Ora vorrei capire chi si prende la responsabilità di contagiare un povero tassista, ignaro di trasportare un Covid positivo” – è l’appello più volte ribadito dalla giovanissima, la quale riferisce nel video stesso di aver contattato i Carabinieri, la Polizia e il sindaco di Conegliano Fabio Chies, “che si è mobilitato, per poi constatare che questa è la prassi”. Una telefonata confermata dallo stesso primo cittadino.
“Tutti hanno detto che ho ragione e che non sanno che dire” – ha sostenuto la giovane, la quale ha posto l’attenzione sul contrasto tra le norme seguite dalla popolazione e la condotta ospedaliera vissuta.
Garofalo riferisce, inoltre, di aver contattato gli stessi tassisti di Conegliano per sapere se fossero a conoscenza di tale prassi, sentendosi replicare “di non sapere nulla per questioni di privacy e di dover garantire il trasporto, trattandosi di un servizio pubblico”.
“Chi è che si prende la responsabilità di contagiare questi tassisti ignari? – è il quesito posto dalla giovane – Io non me la sono sentita, per senso civico, di chiamare il taxi a mia madre: sono partita da Gorizia e sono andata a Conegliano e l’ho portata a casa sua, da sola. Non le hanno dato neppure una mascherina”.
Una richiesta di risposte, quindi, fatta in un post sui social, dove sono stati taggati Polizia, Carabinieri e Comune di Conegliano, oltre alla Protezione civile del Veneto e al governatore Luca Zaia.
Una versione, però, smentita dall’ospedale di Conegliano, in particolare dal primario del pronto soccorso Enrico Bernardi.
“Il video – fa sapere Bernardi – fa riferimento a una signora poco più che 50enne, che ha attivato il 118 per un malore. Una volta in ospedale, la signora ha riferito anche di avere mancanza di fiato per cui, stante l’emergenza Covid, è stata sottoposta ad accertamenti che hanno evidenziato, oltre a un forte stato ansioso, anche una polmonite in fase iniziale (la signora è Covid negativa)“.
“Ultimati gli accertamenti, – ha proseguito il primario – la signora è stata dimessa e, non trattandosi di una persona anziana o con problematiche di mobilità, il medico le ha chiesto se poteva raggiungere l’abitazione con mezzi propri. Per persone deambulanti, i protocolli vigenti non prevedono che vengano riaccompagnate a domicilio, quando lasciano il pronto soccorso, al fine di non impegnare in modo improprio i mezzi di soccorso, che devono essere disponibili per eventuali emergenze“.
“Gli operatori del pronto soccorso – ha aggiunto Bernardi – non hanno mai suggerito alla paziente di usare il taxi. Risulta che la signora avrebbe contattato la figlia, residente in Friuli, che si sarebbe rifiutata di venirla a prendere”.
Aggiornamento delle ore 21.45: L’Ulss 2 ha comunicato che querelerà l’autrice del video sopracitato, affidando l’incarico all’avvocato Fadalti.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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