Ai piedi del castello di Conegliano si erge una delle perle della città, un luogo ricco di storia, dove arte e aneddoti del passato si intrecciano tra loro, dando vita a un racconto colmo di curiosità: è villa Gera, vero e proprio centro di cultura voluto da Bartolomeo Gera nel 1827, che ospita particolari opere, come il timpano scolpito da Marco Casagrande (qui il servizio di approfondimento sull’artista di Campea di Miane).
Una villa veneta che dal proprio colonnato vanta una vista suggestiva sulla città e che, proprio per questo, venne scelta da Gera come cornice per i suoi ritrovi culturali.
Al suo interno è rimasto ancora intatto l’affresco realizzato da Giovanni Antonio De Min, che volle raffigurare alcune scene tratte dal “De bello gallico” di Giulio Cesare: opera che, in realtà, nascondeva dei riferimenti alla dominazione asburgica all’epoca in atto.
Villa Gera fu testimone della storia con l’occupazione straniera delle sue stanze durante entrambi i conflitti mondiali e un’ala del complesso andata distrutta a causa di un incendio: ala che ora si trova al centro di un progetto della Soprintendenza, che si pone l’obiettivo di recuperare l’intera area, della quale rimangono soltanto poche pareti esterne, dove sono visibili i fori di proiettile della guerra e i segni del passaggio dei soldati tedeschi.
Lì pare che originariamente si trovassero la camera da letto e la stanza dei servizi di Bartolomeo Gera: stanze affrescate, dove era raffigurato il profilo di San Saba durante il suo sbarco a Costantinopoli.
Un luogo ricco di storia, secondo quanto narrato da Elena Sinopoli Gera Minucci e dalla figlia Maria Teresa Giorgi, le quali hanno voluto aprire le porte della villa, per mostrare quanta bellezza si conservi tra quelle stanze e nell’ampio parco che circonda la villa, un edificio che poggia le proprie basi sulle fondamenta della Torre di Mezzogiorno.
E sono proprio loro, queste due donne visibilmente appassionate della storia della loro famiglia, a indicare le varie curiosità che riguardano l’edificio, a partire dal racconto riguardante le scale che dal pianterreno conducono al grande salone affrescato da De Min, le stesse scale che dall’ala adibita all’entrata delle carrozze, accoglievano intellettuali e profili di valore, i quali erano soliti riunirsi in quella villa sui colli coneglianesi.
Senza contare le scritte in lingua tedesca rimaste indenni allo scorrere del tempo, che ancora si notano sulle pareti dello stesso salone. L’una, risalente al novembre 1917, testimonia come le stanze di villa Gera siano state “rispettate per il buon vino gustato nelle cantine”. L’altra, del 18 aprile 1945, invece, assicura il medesimo rispetto portato per l’edificio, stavolta “per le ore liete lì trascorse”.
A testimonianza del ruolo esclusivo di ritrovo tra intellettuali, incarnato dall’edificio storico, è l’assenza delle cucine: la villa si prestava comunque anche a ospitare ospiti illustri e di spicco, come Giuseppe Garibaldi, in onore del quale venne eretto un arco tuttora visibile su un lato del parco della villa, al fianco dei resti dell’ala andata distrutta.
“Villa Gera è stata concepita per accogliere tutte le arti” è quanto specificato da Maria Teresa Giorgi, che, alle vicissitudini che caratterizzano quel luogo, associa l’immagine del nonno, un generale che poco dopo la metà del Novecento decise di prodigarsi per il recupero della dimora, avviando un progetto di ristrutturazione.
Di villa Gera non deve essere tralasciata neppure l’anima agricola che un tempo caratterizzava il parco o le mura carraresi situate su un lato dello stesso parco, da cui è possibile osservare la chiesetta di Madonna della Neve.
Uno scenario che oggi viene scelto come sfondo per i banchetti di nozze o per particolari ricorrenze, anche se le proprietarie non hanno nascosto come sia difficile il mantenimento di un simile complesso.
“Purtroppo non c’è un aiuto rivolto ai proprietari di ville storiche come la nostra – ha spiegato Maria Teresa Giorgi, specificando come villa Gera sia tuttora in vendita -. Noi proprietari abbiamo tutti lo stesso problema, per questo siamo in contatto tra di noi: chiediamo una maggior tutela, che ci consenta di poter proseguire nel mantenimento di queste dimore“.
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