Dopo la potatura dei vigneti nelle zone del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg è il tempo della sostituzione delle fallanze, ovvero il rimpiazzo di quelle piante di vite che sono state tolte per diversi motivi.
“Questa è un’operazione fondamentale per il futuro della pianta – spiega il direttore del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg Diego Tomasi – e bisogna cercare di avere una serie di attenzioni e di cure in modo da agevolare lo sviluppo delle radici”.
La vite è una pianta che ha una grandissima capacità di radicazione “ma noi dobbiamo cercare di agevolare ancora di più questa sua capacità” continua il direttore.
Per questo motivo è importante ricordare che la vite nei suoi primi due anni posiziona il suo apparato radicale. “Il modo in cui lo si posiziona rimarrà per sempre – precisa Tomasi – quando piantiamo una nuova barbatella dobbiamo fare un buco che sia più ampio possibile”.
Le dimensioni dello spazio dove sarà collocata la barbatella devono essere almeno di quaranta centimetri “ma anche la profondità è fondamentale – prosegue Tomasi – che dovrà essere di almeno 50 cm in modo che le radici possano già stabilizzarsi a questa profondità”.
È molto importante – soprattutto nei casi di terreni superficiali o con poca presenza di acqua – utilizzare dei prodotti per agevolare lo sviluppo delle radici.
“Stiamo parlando di leonardite, terriccio, compost o di altri fertilizzanti naturali. – aggiunge Tomasi – Ricordiamoci che i primi due anni dobbiamo pensare allo sviluppo dell’apparato radicale e non tanto alla parte aerea, ponendo le condizioni per le quali la vita riesca a sopravvivere nonostante le perturbazioni climatiche, come la siccità che sta mettendo a dura prova le nostre coltivazioni”.
Ma esiste anche un’alternativa al tradizionale impianto della barbatella. Stiamo parlando del “selvatico”. Questa tecnica prevede l’impianto di una barbatella selvatica e a distanza di due anni innestarla in campo con il classico innesto a spacco. “In alternativa si potrebbe fare l’innesto a gemma ma questa operazione va fatta nei mesi successivi” ricorda Tomasi.
“Ritornare al metodo dell’innesto in campo può essere una buona alternativa nel caso in cui ci si trovi su rive molto ripide, con poco spazio per lavorare e dove ci sono terreni meno fertili – conclude il direttore – in quanto piantare ‘il selvatico’ significa utilizzare barbatelle con una maggiore capacità di radicazione e avremo maggiori possibilità di successo e quindi a distanza di due anni basterà innestarla e partire con la nuova vegetazione”.
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