Avviato, nell’Unità Operativa di Gastroenterologia dell’Ospedale di Conegliano il trattamento endoscopico del diverticolo di Zenker.
“Abbiamo eseguito i trattamenti in due pazienti, rispettivamente di 62 e 71 anni, che non riuscivano a deglutire il cibo e avevano iniziali problemi con i liquidi. Dopo il trattamento endoscopico il problema è stato completamente risolto – spiega il primario, dottor Alberto Tringali”.
“L’approccio endoscopico è meno invasivo della chirurgia, consiste nel tagliare il setto che separa il diverticolo dall’esofago in modo da eliminare la sacca ed evitare che il cibo vada ad accumularsi in tale sede consentendo ai pazienti di riprendere un’alimentazione regolare – ha affermato Tringali – Il tasso di successo è superiore al 90% dei casi con una recidiva inferiore al 20% dei casi. La degenza dura un paio di giorni, l’alimentazione viene ripresa gradualmente già in seconda giornata”.
“Il diverticolo di Zenker, anche conosciuto come diverticolo ipofaringeo – spiega Tringali – si verifica fra i 70 e 80 anni e raramente prima dei 40 anni, è 2-3 volte più frequenti negli uomini rispetto alle donne e consiste in una estroflessione che origina dalla giunzione faringoesofagea, attraverso una zona di minor resistenza chiamata Triangolo di Killian che si forma fra il muscolo obliquo costrittore faringeo inferiore e fibre trasversali del muscolo cricofaringeo”.
“L’incidenza – conclude il primario – è di circa 2 su 100.000 persone all’anno. Pertanto, in una area geografica di quasi 900 mila abitanti, come la provincia di Treviso dovremmo aspettarci circa 18 pazienti all’anno”.
Il meccanismo che porta alla formazione del diverticolo, si ipotizza, sia legato ad un’aumentata pressione del lume dell’orofaringe durante la deglutizione che si scontra con un inadeguato rilasciamento del muscolo cricofaringeo e successiva incompleta apertura dello sfintere che causa la protrusione della mucosa e sottomucosa attraverso un’area di debolezza sulla parete posteriore faringo-esofagea.
Il sintomo principale è la difficoltà a deglutire (disfagia) e la conseguenza più seria è rappresentata dalla polmonite ab ingestis. Altri sintomi sono rigurgito tosse e alitosi.
La diagnosi sospettata clinicamente viene confermata con la radiografia e la gastroscopia.
Le opzioni di trattamento consistono nella chirurgia o nel trattamento endoscopico, che negli ultimi anni è diventato sempre più richiesto per la minor invasività, sicurezza ed efficacia.
L’alimentazione viene ripresa gradualmente già in seconda giornata.
(Fonte e foto: Ulss2 Marca Trevigiana).
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