In numerose case di riposo mancano infermieri. La pandemia ha modificato tante cose, a partire dal mondo dell’assistenza e dei servizi alle persone, e il nostro territorio non fa eccezione con le difficoltà a garantire agli ospiti/utenti il consueto servizio.
Il tema è stato affrontato di recente dal consiglio di amministrazione di Casa Fenzi, attualmente composto da tre persone: la vicepresidente Mariacristina Ugarelli e i consiglieri Salvatore Minardo e Loris Zava.
Il Cda ha preso atto di due decreti del segretario direttore Piero De Faveri, risalenti a febbraio, con i quali “sono stati sospesi dal diritto di svolgere le prestazioni che implicano il contatto interpersonale o comportano in qualsiasi altra forma il rischio di diffusione del contagio da Covid quattro dipendenti dal profilo professionale di infermiere e un dipendente con profilo di operatore socio sanitario”.
Nell’ottica di garantire il servizio agli ospiti, gli amministratori della Fenzi hanno anche preso atto “dell’esaurimento della graduatoria degli idonei del concorso espletato per il profilo di infermiere” approvata a conclusione del concorso pubblico attivato congiuntamente all’istituto Cesana Malanotti di Vittorio Veneto, e accertato che alla data del 25 febbraio non era giunto dalla Regione il parere richiesto relativamente a una modifica dell’inquadramento del profilo di infermiere.
Dal verbale del cda si apprende poi di un incontro effettuato il 22 febbraio scorso nella direzione generale dell’Ulss 2 con il direttore generale Francesco Benazzi, il direttore dei servizi sociali dell’azienda sanitaria Roberto Rigoli e la direzione e presidenza di Casa Fenzi e Cesana Malanotti.
L’incontro era stato “richiesto per far ulteriormente presente la grave carenza del personale infermieristico nelle strutture indispensabile a garantire i servizi richiesti e per le difficoltà di reperire risorse, in particolare per le RSA, stante anche la concorrenza dei concorsi banditi dall’Azienda Zero per il medesimo profilo”.
Per il consiglio di amministrazione resta il fatto che, visto anche l’accreditamento istituzionale di cui la Fenzi gode, “è necessario garantire gli standard del personale sanitario e assistenziale, con particolare riferimento al profilo di infermiere”.
In che modo? Il direttore della casa di riposo di viale Spellanzon ha riferito al cda di avere interpellato aziende esterne, agenzie di lavoro interinale e studi professionali al fine di “verificare la possibilità di appaltare temporaneamente il servizio infermieristico, limitatamente all’Ala Est, stante la carenza e l’urgenza di provvedere alla sostituzione del personale assente o vacante”.
Si è trattato nello specifico di una cooperativa di Padova che sta provvedendo a un reclutamento di infermieri in Serbia e Albania, i quali non saranno comunque disponibili prima dell’estate; di una società veneziana che dispone di una squadra di infermiere le quali non potrebbero tuttavia prendere servizio nel breve periodo; e di uno studio associato jesolano che ha invece dichiarato di disporre già di “un congruo numero di infermieri” per l’Ala Est della Fenzi.
Il consiglio di amministrazione della casa di riposo ha quindi deciso di impartire alla direzione la direttiva di “ricorrere all’affidamento del servizio infermieristico di Ala Est ad una ditta esterna fino a conclusione dell’emergenza sanitaria”, in deroga a quanto stabilito da una deliberazione del 2020 che optava per la gestione diretta del “core business” dell’Ipab. Tutto ciò in attesa dello svolgimento e degli esiti del concorso pubblico che verrà bandito a seguito di una delibera dello scorso febbraio.
(Foto: casa Fenzi).
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