Sono trascorsi cent’anni da quel 1924 in cui venne progettata la nuova sede della scuola Cerletti di Conegliano, a seguito del Primo conflitto mondiale.
Un progetto ideato dall’ingegnere Bernardo Carpenè, appartenente alla nota famiglia le cui generazioni successive continuano a farsi conoscere per il lavoro in ambito vitivinicolo.
Questo centenario è stato ricordato tramite un incontro pubblico, organizzato ieri sera in sala consiliare in municipio, durante il quale era possibile visionare del materiale proveniente dell’archivio storico, connesso alla storia del Cerletti.
Nel 2026, invece, verrà celebrato il 150esimo della fondazione della scuola, avvenuta nel 1876 da un’idea di Antonio Carpenè e Giovanni Battista Cerletti.
“Si tratta di un modo per avviare un percorso di riscoperta che dobbiamo intraprendere, un percorso di grandi esempi”, la premessa fatta dal sindaco di Conegliano Fabio Chies, presente in sala assieme all’assessore alla Cultura Cristina Sardi.
“Per me è un onore rappresentare una famiglia che ha fatto tanto per la città di Conegliano”, ha dichiarato Rosanna Carpenè.
Il dirigente comunale Stefano Di Lena ha spiegato che l’amministrazione ha inteso valorizzare il Fondo Carpenè, acquisito nel 2004, grazie al contributo delle Università di Udine e Ca’ Foscari di Venezia.
Luigi Cargnello, dirigente di azienda e autore della tesi di laurea “La Scuola Enologica di Conegliano: profilo e ricaduta economico-sociale nel territorio”, ha ricostruito le varie tappe che hanno condotto a questo lavoro.
Un lavoro nel quale spiccava un’analisi economico-sociale del territorio, con un focus sulle aziende dove molti titolari risultavano essersi formati al Cerletti (un chiaro legame, quindi, tra formazione e impresa).
Carlo Canato, architetto e direttore dell’Istituto regionale ville venete, ha illustrato i vari edifici e architetture progettate da Bernardo Carpenè, con il suo “amore per il dettaglio”. “Non è stato al momento trovato il disegno originale della scuola firmato da Bernardo Carpenè”, ha aggiunto.
Come ha raccontato a margine l’attuale dirigente scolastica, Mariagrazia Morgan, si tratta della “Scuola enologica più antica d’Italia” che negli anni ha conosciuto un certo sviluppo.
Dalla sua nascita si sono poi aggiunti il convitto, l’azienda agraria, ad esempio.
Negli anni venti del Novecento, periodo di costruzione della sede che noi oggi conosciamo, vennero realizzati il parco della Rimembranza (dove vennero messi a dimora gli alberi a ricordo degli ex studenti e docenti caduti in guerra) e la Bottega del vino, luogo di incontri e di conferenze.
Tra gli anni quaranta e cinquanta nacque l’Unione ex allievi e ci fu una ripresa a seguito del Secondo conflitto mondiale.
Come ha sottolineato Morgan, nel tempo ci fu l’evoluzione del Cerletti da “Regia scuola enologica” a Cerletti campus, con la costituzione dell’Università e dell’ITS (un percorso post diploma di due anni).
Senza scordare il ruolo della stazione meteorologica, della quale sono stati conservati i dati relativi a temperatura e piovosità fin dal 1875 (ora ci sarebbe la volontà di digitalizzarli), e quello del museo istituito di recente.
Tra gli ex studenti illustri del Cerletti figurano, solo per citarne alcuni (oltre al presidente della Regione Veneto Luca Zaia), nomi come quello di Romeo Bragato, che portò la viticoltura in Nuova Zelanda, di Celeste Gobbato, che fece altrettanto in Brasile, di Vittorio Ronchi, il quale si occupò di agricoltura all’interno del governo De Gasperi, dell’incisore Renato Varese, di Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi.
Senza dimenticare Rosina Sacchi, la prima donna in Italia a raggiungere il diploma da enotecnico nel 1909, in un periodo storico in cui era del tutto inusuale una cosa di questo tipo.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Arianna Ceschin. Video: Matteo De Noni)
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