Era il 4 novembre del 2001 quando Papa Giovanni Paolo II proclamava Beato padre Luigi Tezza, nato a Conegliano: pochi giorni fa, il 27 luglio, è stato aperto il processo canonico “Super miro” (sul miracolo), tappa verso la canonizzazione del camilliano.
La cerimonia, presieduta da monsignor Moacir da Silva, si è svolta nel centro pastorale dell’arcidiocesi di Ribeirão Preto (Brasile). Erano presenti anche i rappresentanti della provincia camilliana del Brasile, il superiore provinciale dei Ministri degli Infermi in Brasile padre Antonio Mendes Freitas, padre Tiago Medeiros, parroco di Orindiúva, grande animatore di devozione al Beato padre Luigi Tezza. Inoltre, dell’istituto di religiose “Figlie di san Camillo” fondato dallo stesso padre Tezza, suor Odila Susin, Superiora provinciale in Brasile, con alcune consigliere, novizie e postulanti.
Perché in Brasile? Si sostiene che sia avvenuto un miracolo per opera del Beato padre Tezza proprio nella città di Orindiúva: una donna anziana sarebbe guarita dalle gravi complicanze occorse dopo un ictus emorragico per intercessione del camilliano coneglianese.
Nell’occasione, è stata delineata l’équipe dell’arcidiocesi che verificherà l’attendibilità della segnalazione dei parenti della donna: se si giungerà alla conclusione che c’è stato un miracolo, il Vaticano potrà aprire un processo per la canonizzazione di padre Tezza.
Padre Luigi Tezza nasce nel 1841 a Conegliano da Augusto, medico condotto a Dolo (Venezia) e stimato anche per la sua sensibilità sociale, e da Caterina Nedwiedt, donna di profonda religiosità, oriunda della Moravia (Cecoslovacchia). Orfano di padre a 8 anni, cresce sotto le cure della madre, con cui si trasferisce a Padova.
Lì viene a contatto con i Camilliani, assistenti spirituali nel nasocomio della città veneta, e appena 15enne entra come aspirante camilliano a Verona, dove viene ordinato sacerdote nel 1864.
Inviato in Francia nel 1871 a sostegno della fondazione camilliana a Lille, torna in Italia nel 1889, dove ricopre vari ruoli. A Roma incontra Giuseppina Vannini: con lei decide di realizzare la missione per la quale si sentiva da tempo ispirato e fonda la Congregazione delle “Figlie di San Camillo”, oggi diffusa nel mondo con circa mille appartenenti in 17 Paesi diversi.
Nel maggio del 1900 parte per il Perù, dove riforma la comunità di Lima e svolge un’opera di apostolato molto intensa: si dedica all’assistenza dei malati nelle case, negli ospedali, nel lazzaretto e nelle carceri, e ricopre vari incarichi di direzione e responsabilità all’interno di diverse congregazioni religiose. Il suo operato si distingue per intelligenza, dedizione, compassione e amore verso il prossimo. Si spegne a Lima il 26 settembre 1923.
(Foto: web).
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