Tra i temi “caldi” di questo periodo, oltre alla battaglia politica in vista delle imminenti elezioni amministrative, c’è anche “l’affaire Prošek”, dopo che l’Unione europea ha dato il via libera all’utilizzo di questo nome per indicare un vino croato, dalle peculiarità totalmente differenti da quelle del noto prodotto locale.
Un fatto che ha sollevato molte polemiche da più parti, oltre ad azioni di diverso genere: tra queste, ad esempio, il flash mob organizzato sabato scorso dal gruppo coneglianese di Fratelli d’Italia di fronte al Cerletti, visto dal candidato sindaco “Norimberga2” Lorenzo Damiano soltanto come una strategia per accaparrarsi voti il prossimo weekend.
Nei giorni precedenti, inoltre, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia aveva annunciato di aver assoldato uno studio legale per poter venire a capo di questa situazione (qui l’articolo).
Sul tema si è espresso anche Federico D’Incà, ministro per i rapporti con il parlamento, giunto ieri a Conegliano per un incontro a sostegno del candidato sindaco del centrosinistra Francesca Di Gaspero (qui l’articolo).
“Siamo intervenuti immediatamente con il ministro Patuanelli – ha dichiarato D’Incà – e faremo tutto il possibile, a livello europeo, per difendere il nome italiano”.
“Se si lascia andare questo nome, il rischio è che lo stesso possa succedere ad altri prodotti”, ha proseguito il ministro il quale, in merito alla decisione di Zaia di affidare il caso a uno studio legale, ha spiegato: “Tutte le azioni sono positive, ma è importante un coordinamento con il ministero“.
Sul caso del vino croato si è speso anche il consigliere regionale pievigino Alberto Villanova, il quale ha riferito di avere letto un articolo pubblicato su un quotidiano nazionale nel quale il Prosecco sarebbe stato descritto come un vino industriale di scarsa qualità.
Parole che, secondo Villanova, andrebbero a denigrare il lavoro di decenni di coloro che “si sono rotti la schiena per lavorare la nostra terra e per produrre uno dei vini più amati al mondo”.
“Trovo vergognose queste parole e mi aspetto le scuse del direttore del quotidiano – ha sostenuto il consigliere regionale – Il Prosecco è figlio di una tradizione di cui noi andiamo orgogliosi, nessuno può permettersi di definire il nostro vino come una semplice operazione di marketing“.
“Aspetto con ansia le scuse di chi di dovere – ha ribadito Villanova – Anni e anni di sacrifici non possono essere screditati da chi non conosce né il Prosecco né il nostro magnifico territorio. Cari croati, tenetevi il vostro Prošek e prendetevi pure anche qualche saccente pseudo conoscitore di vini nostrano”.
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