Anche a sipario abbassato, il Teatro Accademia di Conegliano risplende di luce.
Proprio mentre il comparto è in forte sofferenza a causa delle limitazioni anti-Covid che hanno costretto i luoghi di spettacolo a rimanere chiusi oltre un anno, lo storico edificio di piazza Cima finisce infatti sotto i riflettori di una troupe milanese, scelto come prestigiosa location dove girare un videoclip che ha per filo conduttore “La storia della luce nel teatro”.
Questo, infatti, il titolo che il milanese Francesco Ferraro, neolaureato all’Accademia di Belle Arti di Brera, ha scelto per la sua tesi, che gli è valsa un punteggio di 107/110, ottimo “biglietto da visita” in vista di quella che spera possa diventare la sua professione: lo scenografo.
A fare la differenza, nel risultato finale, proprio la qualità del cortometraggio “Luce, protagonista attiva della scenografia”, realizzato da un team di sette persone nel corso di tre giorni di riprese all’ombra del pronao dell’edificio simbolo di Conegliano.
“Si tratta di un video emozionale di quattro minuti per raccontare la storia della luce e delle sue evoluzioni dall’antichità ad oggi, con l’aiuto di suoni e dell’interpretazione femminile della modella friulana Chiara Busetti. Ho scelto di ambientare la parte pratica del mio lavoro proprio qui perché a questo teatro mi legano tanti ricordi ed emozioni” spiega Ferraro, nelle cui vene scorre sangue trevigiano.
Il nonno paterno era infatti il tenore Pier Miranda Ferraro, partito da Altivole e celebre nell’epoca d’oro dell’opera grazie a una delle voci migliori della lirica italiana. La nonna materna era invece Maria Elisa Fabris, già proprietaria del Teatro Accademia. E proprio a lei e al suo amore incondizionato per il Teatro, Francesco Ferraro ha voluto dedicare la sua tesi, discussa a Milano con relatori i professori Mauro Paladini e Filippo De Filippi.
Nel videoclip, realizzato con il tecnico Lorenzo Guido, l’art director Maristella Ferraro e il videomaker Nicolò Bolla, Ferraro trae ispirazione dai più grandi artisti che hanno fatto la storia della luce nel teatro come la Loïe Fuller, Alexandre Salzmann e Josef Svoboda, accompagnando lo spettatore, grazie ai suggestivi allestimenti luminosi, in un viaggio a partire dalla candela per arrivare alle più moderne tecnologie, come il led e i nuovi effetti speciali in grado di riprodurre fuochi pirotecnici anche al chiuso.
“Una scena può essere esteticamente bella ma senza luce non ha anima, non riesce ad emozionare allo stesso modo. Per dimostrarlo ho voluto creare una narrazione di tipo cinematografico, altamente coinvolgente – prosegue Ferraro – il cui obiettivo è ora presentare il lavoro nel circuito dei concorsi e, in parallelo, ottenere un elevato numero di visualizzazioni sul web. “Un modo anche per dare un simbolico segnale di speranza a un luogo e a un settore duramente colpiti da questa pandemia“.
(Fonte e foto: Teatro Accademia Conegliano).
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