Problema di comunicazione, disagio della vita quotidiana e rilevanza di una rete di sostegno: questo è lo scenario emerso mercoledì scorso in occasione del convegno svoltosi all’auditorium Toniolo di Conegliano (nella foto), dal titolo “Bambini maltrattati, adolescenti disadattati, famiglie in difficoltà: il ruolo dei servizi e della scuola, la funzione della giustizia”.
L’appuntamento – patrocinato dall’ordine degli avvocati di Treviso e dal Comune di Conegliano – è stato organizzato dall’associazione “Avvocati per le Persone e le Famiglie” (Apf) e ha inteso ripercorrere i vari aspetti connessi alla tematica.
Tra i relatori, Michela Possamai, dirigente dell’ufficio scolastico bel territorio bellunese e docente allo Iusve di Venezia, ha sottolineato la rilevanza di “ascoltare i minori intercettando i loro bisogni. L’insegnante non fa lo psicologo, ma ha competenze pedagogiche e l’urgenza sta nell’affrontare la questione coralmente”.
Ma esistono delle reti di sostegno a cui poggiarsi, come ha dimostrato Michela Fuser, psicologa dello stesso Comune di Conegliano: “Nel 2008 il liceo Guglielmo Marconi con il Comune e l’Ulss 2 hanno creato una sinergia progettuale per ampliare l’offerta dell’ascolto nel disagio degli adolescenti”.
“Si è trattata – ha proseguito Fuser – di un’iniziativa che ha coinvolto 11 istituti scolastici. Il Comune aveva il compito di redigere progetti di convenzione, offrendo un supporto con personale interno ed esterno. Gli istituti scolastici offrivano un aiuto di tipo organizzativo e amministrativo, mentre un rappresentante dell’Ulss partecipava ai vari gruppi di lavoro”.
“L’insegnante – ha spiegato la psicologa – compilava una scheda mantenendo l’anonimato dello studente in questione, il quale veniva indirizzato a una serie di colloqui psicologici o a un percorso di accompagnamento all’Ulss in caso di dipendenze. Al docente sono sempre stati forniti vari strumenti per la gestione delle diverse dinamiche. La rilevanza sta nella flessibilità e capacità dei professionisti della rete”.
L’importanza della rete di sostegno è stata sottolineata anche da Federica Turlon, avvocato e docente all’Università degli Studi di Padova: “Dinamiche come il bullismo e il cyberbullismo non presuppongono necessariamente una commissione di reato. L’autorità giudiziaria fotografa il fenomeno in via indiretta, in quanto sono altri gli osservatori”.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
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