Serata di festa ieri, venerdì 30 settembre, nella chiesa arcipretale di Farra di Soligo alla presenza di tante autorità ecclesiali, in primis il vescovo Corrado Pizziolo, e civili, studiosi e cittadini. E’ “tornata a casa” dopo 55 anni la pala “San Giorgio e il drago” realizzata nel 1542 dal coneglianese Francesco Beccaruzzi.
“Questa sera abbiamo ritrovato un pezzo della nostra famiglia, un pezzo di storia familiare mai dimenticato a Farra di Soligo – ha affermato la dottoressa Cristina Falsarella, direttrice dell’ufficio diocesano dell’arte sacra e dei beni culturali della Diocesi di Vittorio Veneto -. E’ grazie a Don Brunone, determinato parroco di questa comunità, che ha riacceso l’attenzione su di essa, se oggi possiamo ammirare, dopo ben 55 anni, questa preziosa opera restaurata dell’illustre pittore coneglianese“.
Don Brunone – per la seconda volta a Farra di Soligo dopo che ormai quattro mesi fa ha chiesto un periodo di riposo a monsignor Pizziolo – ha illustrato nella chiesa arcipretale di Santo Stefano protomartire il lungo viaggio della pala del Beccaruzzi.
“Questa storia inizia il 22 giugno 1967 quando i monsignori Bechevolo e Capretta, al tempo dell’arciprete monsignor Frassinelli, prelevarono questa bellissima pala su incarico del Beato Albino Luciani, perché versava in pessime condizioni, e la portarono in un deposito della nostra diocesi – ha affermato don Brunone -. Erano 55 anni che quest’opera d’arte fortemente deteriorata non era visibile a Farra, originariamente era conservata nella piccola chiesa di San Giorgio, abbattuta nel 1938 nonostante risalisse al Duecento, poi fu trasferita nella vecchia parrocchiale, oggi auditorium comunale”.
“La pala dal 1984 al 2018 è stata conservata dalla dottoressa Renza Clochiatti Garla nel suo laboratorio ma nessuno aveva manifestato interesse per riportarla a Farra e tantomeno per restaurarla – ha proseguito De Toffol -, è stato il sindaco emerito Domenico Citron, coneglianese come Beccaruzzi, a farmela conoscere e a lavorare insieme a me con determinazione per riuscire a restaurare quest’opera preziosa“.
“Il risultato di oggi è tutto merito della dottoressa Alessandra Serra, direttrice della scuola di restauro Engim di Vicenza, e dei suoi studenti – ha continuato -, che dopo più di 1.500 ore di lavoro ci hanno restituito un capolavoro di un artista tra i più famosi del suo tempo. A loro un grazie davvero sentito perché hanno svolto questo incarico a titolo pressoché gratuito e ci hanno donato anche il telaio in legno che era mancante. Grazie anche alla ditta locale Solicum, che ha predisposto la nuova illuminazione, e ai cittadini che si sono resi disponibili a vario titolo per poter festeggiare questa sera”.
Altrettanto soddisfatto l’ex sindaco Citron, felice di aver riportato in parrocchia la preziosa opera dell’artista coneglianese considerato l’erede del Pordenone e del Veronese e che, all’epoca della realizzazione, venne stimata in 60 ducati.
Citron ha affermato: “Volevo a tutti i costi che quest’opera del mio concittadino Beccaruzzi tornasse a casa. Sono davvero contento della sua restituzione alla nostra comunità, non ci sarei mai riuscito senza il costante appoggio di don Brunone”.
“Avrei però due sogni: il primo che questo famoso pittore sia maggiormente valorizzato – ha concluso Citron – e, in secondo luogo, sarebbe importante che le amministrazioni locali collaborassero per far conoscere ai numerosi turisti stranieri in arrivo non solo il paesaggio Unesco e il prosecco ma anche lo straordinario patrimonio artistico che custodisce il nostro territorio; basti pensare a molte della chiese farresi, che risalgono al ‘300 e ‘400, come San Vigilio, Santa Maria dei Broli o la chiesiola di Soligo”.
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