La città di Conegliano perde uno dei suoi più illustri rappresentanti: si tratta del maestro Renato Varese, coneglianese doc di 98 anni, il quale ha dedicato la propria esistenza all’amore per l’arte, esplorata letteralmente a 360 gradi.
Figlio di un maniscalco, iniziò a lavorare come garzone, salvo poi scoprire il suo amore per l’arte, sbocciato all’età di 19 anni. La sua carriera prese l’avvio all’età di 23 anni, con la prima mostra tenuta poi a 26 anni.
Da lì una storia artistica portata avanti per 75 anni di carriera, tra prestigiosi riconoscimenti, svariate mostre tra Europa e America e la partecipazione a ben 170 collettive.
Nell’ultimo periodo aveva fatto parlare l’acquisizione delle sue opere da parte della Collezione “Rimoldi” di Cortina e della Galleria Internazionale d’arte moderna e contemporanea di Ca’ Pesaro a Venezia.
Una vicenda personale e di artista che il maestro Varese aveva raccontato a Qdpnews.it lo scorso marzo, aprendo letteralmente le porte del suo atelier, uno spazio intriso da una profonda sperimentazione artistica, oltre che gremito da opere di varia fattura.
“Ho spesso dipinto quadri da 3 metri per 2, un fatto non così frequente, ma nessuno mi ha mai chiesto il perché: sotto in realtà c’è tutta una filosofia – erano state le parole da lui usate per tratteggiare i contorni di “una storia che continua” – Io mi sono occupato molto del tema dell’uomo perdente: con questo intendo che l’uomo viene al mondo senza essere interpellato. Può fare il contadino oppure l’industriale, ma la sua situazione non cambia perché, in entrambi i casi, l’uomo vive una situazione precaria. All’uomo perdente spetta il compito di emancipare la società”.
Parole a cui ne erano seguite altre riguardanti, più in generale, la sua esperienza di uomo e di artista. “I riconoscimenti mi hanno fatto più giovane: ho fatto tutto quello che volevo e che potevo fare – aveva raccontato – Sono orgoglioso dei miei nipoti e figli. I vari avvenimenti hanno emancipato il mio percorso artistico. Per dieci anni sono stato affiliato alla Galleria Santo Stefano di Venezia (guidata da Uccia Zamberlain) e sempre per un decennio alla Galleria Arno di Firenze (diretta da Wanda Papini). Ho esposto anche nella Galleria Traghetto, sempre a Venezia (città dove alcune opere sono entrate nella collezione dell’Opera Bevilacqua – La Masa, ndr): l’incontro con gli estimatori mi ha dato modo di capire che ero un pittore. Ho avute tantissime soddisfazioni”.
Figura di artista poliedrico, prediligeva nelle sue opere le tinte del rosso e del grigio, alternando le figure ricorrenti di vescovi, arlecchini e cardinali e approfondendo il tema religioso o riguardante la città di Venezia, il filone semantico affine alla condizione umana in generale: tutto con il risultato di “una pittura impegnativa e simbolica”, come lui stesso l’aveva definita nel corso dell’intervista.
Pittore, scultore, artista della ceramica e del vetro (tanto che una sua opera è esposta al Museo del vetro di Barcellona), era stato anche illustratore, incisore e grafico: per diverso tempo era stato titolare a Conegliano di uno studio di grafica pubblicitaria, eseguendo vari lavori per conto di aziende di diversi settori e cantine.
Una figura dalla storia intrisa di passione per l’arte, esplorata secondo svariate sfaccettature.
Il funerale di Renato Varese verrà celebrato giovedì 12 dicembre alle 10.30 nel Duomo di Conegliano (dove è presente il rosone da lui stesso realizzato). Il Santo Rosario sarà recitato sempre in Duomo mercoledì 11 dicembre alle 18.30.
Renato Varese lascia i figli Angelo con la moglie Anna e Pinagrazia con il marito Claudio, i nipoti Camilla, Susanna, Francesco, Carlo e Andrea, il cognato Giuliano con la moglie Giuseppina, gli amici e tutti gli altri parenti.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Arianna Ceschin)
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