La parabola della tata-fotografa: inaugurata la mostra “Shadows and mirrors” dedicata a Vivian Maier, nome intramontabile della street photography

Inaugurata la mostra "Shadows and mirrors" dedicata a Vivian Maier
Inaugurata la mostra “Shadows and mirrors” dedicata a Vivian Maier

Un pezzo di America nel ventennio tra anni cinquanta e settanta del Novecento: è questo che è possibile ammirare a Palazzo Sarcinelli di Conegliano, grazie alla mostra “Shadows and mirrors” (“Ombre e specchi”), dedicata alla fotografia di Vivian Maier (1926-2009).

Vivian Maier

Immagini che mostrano l’estro di uno dei nomi intramontabili della “street photography” (“fotografia di strada”), fatta di istantanee che immortalano scene di vita quotidiana, edifici, panorami urbani. Il tutto con un tocco particolare della Maier.

La mostra resterà aperta fino al prossimo 11 giugno ed è organizzata da Artika di Daniel Buso ed Elena Zannoni, in collaborazione con di Chroma Photography e la città di Conegliano.

L’esposizione è curata da Anne Morin, mentre Tessa DemichelDaniel Buso ne sono i co-curatori: profili tutti presenti all’inaugurazione di ieri, assieme all’assessore alla Cultura del Comune di Conegliano, Cristina Sardi.

La mostra è aperta dal giovedì alla domenica (con orario 10-13 e 14-19), mentre sono previste delle aperture straordinarie, fissate il 9, 10 e 25 aprile, il 1° maggio e il 2 giugno, con il medesimo orario.

Quella di Vivian Maier è da considerare il terzo tassello di un percorso che ha compreso altre due mostre dedicate al mondo della fotografia, in particolare in omaggio alle figure di Steve McCurry tra il 2021 e il 2022, e Ron Galella, da poco conclusa.

Vivian Maier nacque a New York il 1° febbraio 1926 e ben presto, da giovanissima, intraprese la professione di bambinaia, condotta per tutta la sua vita da nubile.

Nel frattempo, non smise mai di alimentare la passione per l’obiettivo, nata in particolare negli anni cinquanta, con l’acquisto della sua prima macchina fotografica Rolleiflex. La vita di strada e il panorama urbano furono i suoi soggetti preferiti, a cui seppe imprimere una sorta di “marchio di fabbrica”, immortalando la propria immagine riflessa negli specchi o la propria ombra, secondo modalità sempre inedite di autorappresentazione.

E proprio l’autoritratto è il tema della mostra, che si articola in tre sezioni, ovvero “Shadow” (“Ombra”), “Reflection” (“Riflesso”) e “Mirror” (“Specchio”), proprio per delineare le caratteristiche del lavoro di Maier. Lavoro che, al contempo, ci consente di conoscere la vita quotidiana americana, con le sue abitudini e scenari, spostandoci tra New York, Chicago e la Florida, solo per citare alcuni luoghi.

Il suo lavoro fu condotto in sordina e vide un’esplosione di notorietà solamente nel 2007, grazie alla figura del fotografo John Maloof, colui che letteralmente scoprì il genio di Vivian Maier. La volontà di realizzare un libro dedicato alla vita della parte nord-occidentale della sua città, Chicago, spinse Maloof a cercare ogni tipo di informazione e immagine utile alla pubblicazione.

Si ritrovò così a visitare una casa d’aste locale, la RNP, con la speranza di trovare materiale utile al suo libro: lì rischiò molto, acquistando per 400 dollari una scatola di negativi che rappresentavano la Chicago negli anni sessanta, senza avere la possibilità prima di poterli valutare.

Riuscì così a ricostruire al 90% il lavoro di Vivian Maier, creando un vero e proprio archivio dedicato alla sua fotografia, recuperando oltre 120 mila negativi, filmati, svariati rullini mai sviluppati, foto, stampe e registrazioni audio.

Materiale che portò alla notorietà la tata-fotografa, inserendola nella “hall of fame” della fotografia stessa: un patrimonio inestimabile ora sbarcato, in parte, anche a Conegliano.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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