“Le vite tra i Colli”: al Cerletti un convegno per presentare la denominazione Docg “Colli di Conegliano”

I Colli di Conegliano rappresentano un parterre di vini, che comprende i bianchi, i rossi, il Refrontolo passito e il Torchiato di Fregona, tutti presentati in occasione del convegno “Le vite tra i Colli”, ospitato alla scuola enologica Cerletti nella tarda mattinata di ieri, lunedì 28 novembre.

I Colli di Conegliano è soprattutto il nome di una denominazione che è Docg dal 2011, sostenuta da 28 soci del Consorzio istituito nel 1998.

L’appuntamento è stato l’occasione per esplorare questa realtà, approfondendone anche la storia, grazie a un’iniziativa che si è aperta con la tavola rotonda “I Colli di Conegliano, dal presente al futuro”, nell’aula magna del Cerletti, poi seguita nel pomeriggio da un percorso di degustazioni e dalla possibilità di una visita al Museo Manzoni.

L’iniziativa è stata realizzata con il sostegno di Banca Prealpi SanBiagio, Amorim Cork Italia, Comune di Conegliano, Garbellotto spa e con il patrocinio della Regione del Veneto, dell’associazione Strada del Prosecco e Vini dei Colli Conegliano Valdobbiadene e dell’associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano Valdobbiadene.

Dopo l’introduzione e i saluti da parte del dirigente scolastico Mariagrazia Morgan, si sono dati il turno i vari relatori invitati all’incontro.

Yuri Dario, assessore al Commercio di Conegliano, ha evidenziato la necessità di “lavorare tutti assieme”, mentre Sante Toffoli, presidente del Consorzio Colli di Conegliano ha letto in sala una lettera inviata dal presidente della Regione Veneto Luca Zaia, il quale ha posto l’accento sul valore del patrimonio vitivinicolo veneto, in quanto il vino è il prodotto agroalimentare più esportato. Uno scenario, secondo Zaia, sulla base del quale bisogna pensare alle “sfide future”, anche in tema di sostenibilità.

Inoltre, è stato riferito in sala che l’assessore regionale all’Agricoltura Federico Caner non ha potuto partecipare, in quanto si è recato a Roma al Ministero per discutere a proposito del tema della flavescenza dorata.

Detto questo, Sante Toffoli ha affermato che il territorio è conosciuto per il prosecco, ma anche per la coltivazione dei vini dei Colli di Conegliano, con la produzione dei passiti che varia di anno in anno, a seconda della stagionalità.

Nell’ambito di questi vini è stato citato il contributo del professor Antonio Calò (già direttore dell’Istituto Sperimentale per la Viticoltura di Conegliano), nominato socio onorario del Consorzio. A tal proposito, Angelo Costacurta (direttore del Cra) ha ricordato il lavoro svolto assieme proprio a Calò, per creare qualcosa che fosse un’alternativa al prosecco e per la volontà di “fare qualcosa di più moderno”, ma allo stesso tempo tipico di questa zona.

Costacurta ha quindi definito il Torchiato di Fregona come “una perla” e allo stesso modo ha fatto con il Marzemino di Refrontolo. “Credo sia il momento giusto per riprendere questo discorso, – ha proseguito Costacurta – perché oggi c’è il rischio di un’omologazione. Credo sia fondamentale avere e mantenere una variabilità delle nostre produzioni, che è la forza dell’Italia”.

“Se anche nelle nostre zone riusciamo ad avere delle alternative, è una cosa importante – ha aggiunto – Il nostro è un settore estremamente legato alla tradizione, ma non è detto che questa sia una cosa negativa”.

L’enologo Enzo Michelet ha ripercorso la storia del panorama vitivinicolo locale, citando il caso della scuola enologica Cerletti, oltre a Luigi Manzoni e al suo noto “Incrocio”. Nel 1923 la nostra area presentava delle macerie materiali e morali, una situazione in cui la popolazione si è data da fare per ricostruire la propria condizione.

Michelet, durante la propria narrazione, ha mostrato una galleria di immagini, tra cui lo scatto raffigurante la prima sede della “Regia scuola di viticoltura e di enologia”. La nuova sede di quegli anni viene inaugurata il 24 settembre 1924, un anno di “grande fermento e voglia di fare”. “Cerchiamo di mantenere quanto fatto a fatica e con entusiasmo”, è l’appello finale di Michelet, ricordando che anche il prosecco 40 anni fa era un prodotto di nicchia.

Da parte sua, il site manager dell’associazione Unesco Giuliano Vantaggi ha affermato che la promozione del territorio deve comprendere tutti i prodotti e la zona deve avere uno sviluppo socioeconomico sostenibile, considerato l’arrivo di un turista sempre di più preparato e desideroso di portarsi a casa un determinato prodotto.

Carlos Veloso dos Santos, amministratore delegato e direttore generale di Amorim Cork Italia, ha invece puntato molto sul concetto di sostenibilità, ricordando la raccolta dei tappi fatti dall’azienda ogni anno. Un concetto di sostenibilità che deve rivolgersi anche alle nuove generazioni, per attrarre proprio i giovani alle aziende.

“Il prossimo passaggio è fare il riconoscimento della denominazione”, è stata la conclusione del presidente Toffoli.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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