Sta circolando in questi giorni la notizia riguardante un progetto relativo alla riqualificazione dell’ex area Fornaci Tomasi (lungo via Matteotti a Conegliano), una zona di archeologia industriale rimasta priva del suo ruolo originario oramai da decenni.
Il progetto di recupero, che si troverebbe già in una fase avanzata, comprenderà un nuovo centro direzionale con servizi di accoglienza, ristorazione, valorizzazione di prodotti food & beverage territoriali, un incubatore di start up tecnologiche, un Museo del Prosecco, ma anche un auditorium da 900 posti e un parco pubblico.
Tutto ciò fa parte del piano della società coneglianese OmniVert di viale Italia, grazie a un accordo di programma con la Regione Veneto, Provincia e Comune, ovvero un accordo pubblico-privato per una progettualità che prende un nome significativo, dal chiaro intento di enfatizzare il legame con il territorio.
Il piano di riqualificazione poggerà su uno specifico veicolo finanziario costituito da Run asset management (Ram) del gruppo Run capital partners (società di gestione incaricata da OmniVert), il cui Ceo è Luca Padovan, già fondatore di Wealth Route, con sede in viale Italia a Conegliano.
Un fondo che porta il nome di InnovaRE UP III, di un valore stimato che si aggira tra i 70 e 80 milioni di euro.
L’ex area delle Fornaci Tomasi, pertanto, diverrà un polo di attrazione turistica e professionale che potrà estendersi in una superficie di ben 8 ettari, con un cantiere il cui inizio dei lavori è previsto entro almeno l’estate 2023.
A tale notizia non sono mancate le prime reazioni, come ad esempio quella pubblicata sulla propria pagina Facebook dal Comitato Ubìc-Riserva, ovvero il gruppo concentrato nel far conoscere lo spazio delle ex fornaci, per sensibilizzare la cittadinanza sul futuro dell’area (qui l’articolo).
“Bene gli 8 ettari di parco pubblico, se realizzati con attenzione agli ecosistemi che già ora popolano l’area. Bene il Museo del Prosecco, se al focus sulla vite si affianca il concept della tutela della biodiversità locale. Attenzione però alla trasparenza – ha scritto il comitato – Chiediamo al Comune chiarezza sugli interventi sulle parti da edificare. Che benefici porteranno alla città e alla cittadinanza in termini non economici, ma di qualità della vita? Che fine faranno la flora e la fauna che al momento popolano le ex Fosse Tomasi? Come si esprimerà l’attenzione per la sostenibilità oltre le parole? In che modo questo progetto si inserirà nel contesto di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico?”.
“Chiediamo all’amministrazione un occhio attento per un progetto che potrebbe portare un alto ritorno economico agli investitori, ma un disvalore per chi a Conegliano vive. Investire nel turismo alla cieca potrebbe trasformare Conegliano in una nuova ‘Venezia-Disneyland’ per turisti, distruggendo l’ennesimo spazio verde che invece è essenziale per garantire una vivibilità a lungo termine – ha proseguito – La sostenibilità non si concretizza con slogan ‘green’, ma con una cura scientifica per le specie locali, per i loro habitat e per come preservare la loro salute, e solo poi su come edificare nel rispetto dell’ambiente”.
“Proponiamo un incontro aperto al pubblico con le parti interessate, perché possano spiegare alla cittadinanza come il loro progetto porterà beneficio alla collettività e rispetto per la natura che ora abita l’area – ha concluso il comitato – Nel frattempo non ce ne staremo con le mani in mano”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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