Manca il paravento per proteggere le presunte vittime, il giudice sospende l’udienza e rinvia il processo per violenza sessuale su minore

Manca il paravento per proteggere le vittime durante la loro testimonianza, così il giudice per le indagini preliminari prima sospende e poi rinvia l’udienza. Stop all’incidente probatorio che doveva servire a cristallizzare le testimonianze di due 13enni, che sarebbero state costrette a praticare atti sessuali da un 45enne operaio cingalese.

In tribunale si sarebbe dovuta svolgere ieri l’udienza per sentire le due ragazzine, ma il gip Angelo Mascolo ha deciso di bloccare tutto ritenendo impossibile procedere con le audizioni.

Nell’aula infatti mancava il paravento, che lui aveva esplicitamente chiesto, e che sarebbe dovuto servire a proteggere le ragazzine e a farle sentire più a loro agio
. Il gip ha provato a passarci sopra, ma neppure l’audio dei microfoni funzionava, rendendo difficile all’accusa e alla difesa porre le domande alle presunte vittime. A quel punto Mascolo ha fermato tutto e disposto il rinvio dell’incidente probatorio al 28 novembre.

I fatti contestati risalgono allo scorso anno, quando il 45enne residente a Treviso era stato arrestato dopo la denuncia dei genitori delle ragazzine che erano scappate di casa sparendo per un giorno e una notte.

Secondo quanto ricostruito, le due 13enni, che vivono nell’hinterland di Conegliano, avrebbero trascorso la notte dell’11 novembre con l’operaio, che le avrebbe accolte sistemandole in una stanza della sua abitazione, definita come una sorta di alcova con un letto e un computer sul quale erano stati salvati dei film porno.

Un luogo dove l’uomo le avrebbe costrette a subire atti sessuali per tutta la notte. Segregandole e impedendo loro di fuggire.

Subito era scattata un’indagine coordinata dal sostituto procuratore Mara Giovanna De Donà che aveva portato all’identificazione dell’operaio che, difeso dall’avvocato Enrico D’Orazio, era stato arrestato a febbraio per violenza sessuale su minore e sequestro di persona.

L’accusa di aver segregato le giovani però era caduta, su decisione del tribunale del Riesame che, pur respingendo la richiesta di scarcerazione, aveva accolto la tesi difensiva che aveva rilevato come la ricostruzione accusatoria cozzasse con lo stesso racconto fatto dalle ragazzine, che avrebbero detto agli inquirenti di aver sempre avuto a disposizione il proprio telefono cellulare e di aver trascorso gran parte della notte da sole, nella stanza dalla quale, il mattino dopo, erano uscite tranquillamente. Dopo cinque mesi di carcere il 45enne è stato scarcerato e posto agli arresti domiciliari.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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