La Giornata internazionale dei Musei è stata ieri l’occasione per riflettere sul tema della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale del nostro territorio.
La ricorrenza, promossa dal Concilio internazionale dei musei (Icom), è celebrata in tutto il mondo dal 1977, con ingressi gratuiti o a prezzo ridotto nei vari luoghi di cultura.
Ieri pomeriggio il castello di Conegliano ha ospitato il convegno “Memorie e restauro delle fortificazioni nella contemporaneità”, che ha visto le relazioni da parte di archeologi ed esperti studiosi, i quali hanno illustrato la complessità che accompagna il lavoro dell’archeologo, anche ai giorni nostri.
Un convegno promosso dall’Istituto italiano dei Castelli e dall’Associazione nazionale archeologi con il patrocinio del Comune di Conegliano, dell’Unpli e di E-Con in occasione della Notte europea dei Musei e all’interno delle Giornate nazionali dei Castelli promosse dall’istituto.
Gli architetti Fiorenzo Meneghelli e Marco Merello, rispettivamente vicepresidente dell’Istituto Italiano dei Castelli (nonché presidente della Sezione Veneto) e vicepresidente della Sezione Veneto dell’Istituto Italiano dei Castelli, si sono focalizzati sulla questione della tutela del luogo culturale e di tutte le criticità che il tema comporta.
L’Istituto Italiano dei Castelli venne fondato nel 1964 da Piero Gazzola, che lo guidò fino al 1974. Lo scopo dell’ente è quello di promuovere la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione dell’architettura fortificata.
Proprio Gazzola fu colui che portò all’attenzione del pubblico la necessità di tutelare e conservare il patrimonio culturale diffuso.
Una riflessione sulla tutela culturale
Meneghelli ha fatto un excursus su quello che è stato il percorso affrontato dall’Istituto, a partire da un’epoca (della sua fondazione) in cui non esistevano strumenti di recupero delle proprietà private dei castelli.
Oggi esiste “una visione poliedrica” rispetto alla questione, affrontata con iniziative come l’organizzazione di giornate dedicate ai castelli oppure visite al patrimonio culturale locale.
Rimane cruciale il binomio “monumento-ambiente”: nonostante si tratti di un legame da ritenere inscindibile, entrambi i concetti vengono ancora considerati “l’uno distinto dall’altro”.
“Nonostante un sistema fortificato sia un sistema territoriale, ancora oggi si parla di singoli monumenti – ha proseguito – Il paesaggio, alla luce di questi monumenti, assume un carattere significativo: il patrimonio ha un valore non solo storico, ma anche un potenziale economico“.
“Il luogo vive se ha una vita – ha concluso – Se un luogo vive, e fa parte della comunità, viene conservato e ha la possibilità di un futuro”.
Secondo Merello, attualmente esiste un dibattito che si concentra su due punti: la necessità di preservare i luoghi storici e la preoccupazione per i costi necessari a preservarli.
“Il tema richiede un approccio equilibrato e una riflessione profonda – la sua premessa – Il problema si concentra sulla ricerca di finanziamenti adeguati alla copertura del restauro. Esiste poi la questione della manutenzione e dei contributi pubblici”.
“Preservare questi luoghi significa tramandare la memoria collettiva – ha continuato – Visitare questi posti vuol dire creare la possibilità di generare un flusso turistico sostenibile. Tale obiettivo non si risolve nel restauro, ma nella valorizzazione della potenzialità del sito e con un approccio rispettoso e dignitoso allo stesso luogo”.
“In questi casi è necessario trovare delle fonti adeguate di finanziamento e creare un piano di manutenzione – ha aggiunto – Si tratta di trovare delle soluzioni sostenibili da un punto di vista ambientale”.
In sostanza, conservare questi luoghi storici significa sottolineare la loro memoria storica, una funzione di coesione sociale, un valore didattico e una forma di promozione del concetto di pace in quanto le fortificazioni, essendo “testimoni di conflitti, stimolano una riflessione critica sulla guerra e promuovono una cultura di pace“.
“Il riutilizzo delle fortificazioni rappresenta una sfida complessa, – ha concluso – che presenta delle potenzialità, in termini di sviluppo del turismo culturale e creazione di itinerari tematici; creazione di indotto economico e nuove opportunità di lavoro; una riqualificazione urbana e paesaggistica di aree degradate”.
Tutto tenendo conto dei “costi elevati di restauro e manutenzione”, il “rischio di banalizzazione e mercificazione del valore storico”, “l’impatto ambientale delle infrastrutture e dei servizi turistici”.
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