Mensa scolastica agevolata a Conegliano, Gianelloni (Pd): odioso sistema per creare differenze

Il costo della mensa scolastica rientra al centro dell’attenzione. A porre una riflessione è il consigliere del Partito Democratico Isabella Gianelloni, che ricostruisce le varie tappe della vicenda. “Il 3 maggio scorso – inizia Gianelloni – il consiglio comunale, recependo dopo mesi quanto previsto dalla legge, ha approvato il regolamento per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate”.

“L’articolo 3 – prosegue il consigliere – prevede che il diritto, fatto salvo quanto dichiarato nel modello Isee, spetta ai cittadini residenti a Conegliano (senza altra specificazione) e agli stranieri residenti in Italia da almeno 2 anni. Tutto questo riguarda soprattutto gli adulti e, nel regolamento, non si fa menzione delle mense scolastiche”.

Gianelloni prosegue la propria analisi, entrando nel caso specifico del Comune di Conegliano. “La delibera di giunta dello scorso 14 giugno – spiega il consigliere – dice invece qualcosa di nuovo e grave. Scopriamo che per poter usufruire del buono pasto agevolato per i figli in età scolare di chi ha redditi bassi, bisogna essere residenti a Conegliano da almeno 3 anni. Il che significa che anche le famiglie italiane che si spostano per vari motivi e che, visto che vengono da fuori, hanno maggiori difficoltà nella gestione familiare, dovranno arrangiarsi”.

Una decisione che incontra la condanna di Gianelloni, la quale lo considera un “odioso sistema per creare differenze e discriminazioni fin dalla giovane età, immaginando che esistano bisogni di serie A e bisogni di serie B, peggio ancora bambini di serie A e bambini di serie B”.

“Abbiamo tutti negli occhi – aggiunge il consigliere – certe immagini proposte in questi ultimi anni dalla televisione, con bambini costretti al digiuno o a pane e acqua mentre i loro compagni di classe mangiano una bella pastasciutta, scene che non vorremmo mai vedere a Conegliano”.

Gianelloni conclude sostenendo come sia “giusto evitare l’evasione di quanto dovuto, recuperare per quanto possibile ciò che le casse comunali devono avere da chi non paga, ma speculare per pochi euro sui pasti dei bambini è, diciamo così, ripugnante”.

(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: web).
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