Oggi pomeriggio era gremita la chiesa di San Pio X a Conegliano, luogo scelto per dare l’addio a Marco Ronchese, l’ingegnere morto a soli 41 anni.
Una scomparsa che ha generato stupore e dolore, considerato che il 41enne, ingegnere alla Permasteelisa di Vittorio Veneto, è mancato nel sonno, a causa di un malore che gli è stato fatale (qui l’articolo).
Quello stesso dolore che ha accompagnato la cerimonia funebre a cui erano presenti amici, conoscenti, ex insegnanti e compagni di scuola, i residenti del quartiere di Parè, dove lo stesso Marco risiedeva.
Una comunità che si è stretta attorno alla famiglia, ai genitori e al fratello gemello, per dar loro sostegno in questo momento così difficile.
Presenti anche i volontari dell’Avis comunale, con il gonfalone, in segno di vicinanza.
Dopo la recita del Santo Rosario, di fronte alla bara cosparsa di rose e posizionata ai piedi dell’altare, è iniziata la cerimonia funebre, celebrata da don Michele Maiolo, parroco di San Pio X.
“In questo momento possiamo solo sfiorare il vostro dolore – ha detto rivolto alla famiglia – e condividerlo con voi con discrezione”.
“Quando un cuore viene turbato, si vive lo stesso con coraggio e determinazione, ma non è la stessa cosa – è continuata la sua omelia -. Non è vero che tutto passa: tutto cambia e ci cambia”.
Il sacerdote ha quindi associato la morte prematura di Marco Ronchese a quella di Gesù, anch’egli mancato troppo presto.
“Noi non possiamo togliere la paura della morte – ha proseguito -. Marco ha cercato di costruire tutto con perfezione: una vita costruita piano piano, tassello dopo tassello. Aveva ancora tanto da costruire e quello che ha costruito, l’ha fatto bene”.
“Ci sono due morti: una che non possiamo superare e l’altra che ci coglie mentre siamo vivi – ha aggiunto -. Marco si è fatto trovare vivo, proprio perché ha amato”.
“Non dobbiamo spaventarci se il nostro cuore e il nostro animo è turbato di fronte alla morte – ha concluso don Michele -. Se capiterà di gridare a Dio tutto il nostro dolore, Dio ascolterà quelle parole. L’amore è più forte della morte”.
Successivamente il sacerdote, dopo aver letto i versi di una poesia intrisa di parole di speranza, ha donato alla famiglia una candela, accesa dal cero pasquale e simbolo della Risurrezione di Cristo: un simbolo di speranza in questo momento così difficile.
“Il sorriso di Marco sarà sempre presente in noi“, sono le parole pronunciate da un parente in rappresentanza della famiglia, che ha ricordato come Marco avesse salutato i genitori la sera prima di perdere la vita, sorridendo e dicendo: “Ci vediamo domani”.
La famiglia ha accompagnato commossa la bara di legno chiaro all’esterno della chiesa, per poi ricevere l’abbraccio e l’affetto della comunità.
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