Omicidio di Parè, i primari di Psichiatria dell’Ulss 2: “No all’attribuzione pregiudiziale di pericolosità verso chi soffre di disturbo psichico”

All’indomani della tragica vicenda verificatasi in via Einaudi, nel quartiere di Pare, in città c’è sgomento e stupore per quanto avvenuto (qui l’articolo) e che ha portato all’arresto di Ippolito Zandegiacomo da parte dei Carabinieri.

Stupore che ha riguardato in primis i vicini e i residenti del quartiere i quali, ieri, hanno raccontato che erano noti i problemi di questo nucleo famigliare composto da madre e figlio, ma non tali da far supporre un epilogo di simile entità (qui l’articolo).

La stessa nipote della vittima ha raccontato che il cugino e presunto autore del gesto, Ippolito Zandegiacomo appunto, da tempo era seguito per le sue problematiche, per le quali era stata prescritta anche una terapia farmacologica (qui l’articolo).

Era una tragedia annunciata che si poteva evitare? C’erano segnali tali da far supporre un simile raptus? Sono le domande spontanee che più di qualcuno si sarà fatto in queste ore.

Sull’accaduto, e più ad ampio raggio, si sono pronunciati Leonardo Meneghetti e Carola Tozzini, medici e primari di Psichiatria dell’azienda sanitaria Ulss 2 Marca trevigiana: “Non possiamo in questo momento entrare nel merito della vicenda, per poter esprimere un qualche giudizio su un evento così drammatico, di cui dobbiamo ancora conoscere molti aspetti – hanno fatto sapere in una nota -. Ci sentiamo di dover sottolineare che la previsione di pericolosità sociale, anche nei casi di persone affette da disturbo mentale, è di tipo probabilistico e rischia di ridursi alla certezza solamente nella presunzione di chi è alla ricerca della tragedia annunciata”.

“Il pensiero di tutti noi non può che andare alla tragedia che si è consumata, a chi non c’è più e alla persona che ha commesso l’atto delittuoso – hanno proseguito -. Così come giunge doveroso un pensiero di vicinanza a tutte le persone seguite dai nostri servizi, vittime di uno stigma che purtroppo si rinforza ogni qualvolta siamo di fronte a un accadimento di questo tipo”.

“Non ci può essere un’attribuzione pregiudiziale ed errata di pericolosità sociale a tutte le persone che soffrono di un disturbo psichico – hanno evidenziato -. Non è compito di noi psichiatri pronunciarci in tema di pericolosità sociale di fronte al fenomeno multi determinato del comportamento violento, il giudizio sulla pericolosità essendo una valutazione giuridica formulata dal magistrato e non una valutazione medico psichiatrica”.

“Il nostro auspicio – concludono i due medici – è che tutti gli operatori del Dipartimento di salute mentale riescano a trovare la forza di proseguire nel difficile percorso che ci vede, oggi più che mai, costantemente impegnati nel dover rispondere a un’esigenza di controllo e di sicurezza, da un lato, e di promuovere con tutto il nostro impegno la dignità delle persone delle quali ci prendiamo cura, dall’altro”.

Dall’amministrazione comunale, l’assessore ai servizi sociali Gaia Maschio spiega che Ippolito Zandegiacomo attualmente non risultava tra i concittadini seguiti dai Servizi sociali del Comune, il cui aiuto venne invece richiesto dalla famiglia la scorsa estate per il padre, poi deceduto. “Chi è a conoscenza di situazioni di disagio o problematiche forti le segnalino ai Servizi sociali, in modo che il Comune possa venirne a conoscenza e capire come intervenire nel migliore dei modi” l’appello della Maschio.

Il parroco di Parè don Michele Maiolo, invece, ha definito quanto avvenuto nel condominio che sorge a pochi passi dalla chiesa dedicata alla Beata Vergine di Fatima, “un dramma familiare che chiede rispetto. E il modo migliore per rispettare quanto accaduto è il silenzio e la preghiera. Quello che io conosco della famiglia lo custodisco per il segreto confessionale e professionale”.

(Foto: archivio Qdpnews.it).
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