Oratorio di San Michele, presentato il progetto di restauro: “Una struttura che ricorda la storia del nostro territorio”

La sede degli Alpini a Ogliano, frazione del Comune di Conegliano, ha ospitato ieri sera un incontro pubblico di presentazione del progetto di restauro dell’Oratorio di San Michele, piccolo gioiello trecentesco situato in località “Le bare”.

Come emerso nel corso della serata, l’idea di riportare la chiesetta al suo antico splendore c’era già da tempo, fin dall’epoca di padre Luigi Tezza, storico sacerdote di Ogliano, ma solo di recente ha trovato una prospettiva concreta, secondo la premessa fatta da Alessandro Bortoluzzi, consigliere di opposizione in città.

Bortoluzzi ha messo in luce quanto un edificio religioso come questo, considerata la sua storia, possa diventare un punto di riferimento, visto anche il titolo di Patrimonio Unesco ottenuto dal territorio.

La parrocchia, infatti, supportata da un apposito comitato paesano dedicato al progetto (composto dai rappresentanti di tutte le associazioni di Ogliano), l’anno scorso ha partecipato a un bando di fondi Pnrr della Regione Veneto, che ha fruttato un finanziamento, a cui si è aggiunto il contributo da parte di privati, aziende e cantine del territorio.

Gli esterni dell’Oratorio di San Michele

Il restauro, che prenderà il via formalmente entro questo mese, ma entrerà nel vivo a luglio, durerà un paio d’anni e si baserà su questa prima base economica a disposizione, che si aggira attorno ai 100-150 mila euro. Il resto degli investimenti necessari sarà cercato e recuperato in corso d’opera.

“Una struttura che ricorda la storia del nostro territorio, un luogo dove tante mamme e nonne si sono inginocchiate”, il commento di Marcello Silvestrin, capogruppo degli Alpini di Ogliano.

Un po’ di storia

La chiesetta racchiude una lunga storia alle sue spalle: la struttura è stata acquisita dalla parrocchia di recente ma prima è stata per lungo tempo di proprietà di privati.

Come ha spiegato Diego Zanette, il primo riferimento alla zona e alla struttura religiosa risale al 1348, anno in cui venne redatta una lista dei beni dell’allora vescovo di Ceneda. Proprio questa zona al tempo confinava con una delle sue proprietà.

Risale al 1471, invece, il primo documento in cui si parla espressamente di San Michele, mentre viene citata la chiesetta nel 1737, anno della prima visita pastorale di un vescovo a quel luogo di culto, all’epoca di proprietà della famiglia Lioni.

Alla fine del Settecento divenne proprietà della famiglia Canal, per poi passare negli anni a diversi nuclei familiari, come ad esempio i Baldo, i Frare e infine ai Bernardi i quali, nel 1972, vendettero la campagna alla famiglia Sossai, ma non la chiesetta, rimasta di loro proprietà.

Una storicità del luogo che ha portato i presenti a interrogarsi su cosa possa ancora racchiudere, ad esempio sotto il proprio intonaco.

All’interno è inoltre collocato un altare in legno del Seicento, con la copia della pala originaria (quest’ultima messa in sicurezza).

Gli interventi previsti

A illustrare quelli che saranno i lavori svolti è stato l’architetto Fabio Nassuato: “La chiesetta è un bene con vincolo monumentale della Soprintendenza: motivo per cui ci saranno contatti costanti con la stessa Soprintendenza – ha spiegato – Ciò significa che ogni tipo di intervento deve essere assoggettato a un determinato tipo di procedura: è un edificio che ha segnato un percorso della storia del territorio e un luogo dove è racchiusa la memoria della comunità”.

“La struttura è già stata soggetta a tutta una serie di interventi, di cui è quasi inesistente la documentazione che li riguarda – ha continuato – Sarà rifatto il manto di copertura, che ha problemi di infiltrazioni e si procederà a un’opera di consolidamento, per chiudere la parte sommitale della copertura”.

“Le fessurazioni presenti saranno sigillate – ha aggiunto – Verrà fatta inoltre una verifica del sottofondo. Ci sono inoltre dei problemi all’intonaco che sarà recuperato, tramite un’opera d’integrazione). Per quanto riguarda la parte interna, ci sono tanti strati di pittura: sarà recuperata la sua veste originale e tolti tutti gli altri strati”.

“I serramenti sono praticamente inesistenti: dovrà essere rifatta la pavimentazione e la serramentistica – ha aggiunto – Si tratta di un recupero complesso“.

L’architetto ha inoltre fatto presente che verrà realizzato l’impianto di illuminazione e di antintrusione, mentre sarà da considerare il problema del deposito d’acqua adiacente.

“Il migliore restauro è quello che non si vede”, ha detto Nassuato, facendo intendere quanto si tratterà di un restauro conservativo e mirato a riportare alla luce, il più possibile, l’aspetto originario della chiesetta.

L’altare interno, che versa in uno stato di conservazione accettabile, verrà smontato e restaurato a sua volta. Prevista anche la sistemazione dell’area esterna, opera per la quale saranno mantenuti dei rapporti con i privati (la chiesetta è per un tratto attaccata al muro di una casa privata).

“Questo è un progetto che si basa sulla comunità – ha detto don Fulvio Silotto, parroco di Ogliano – Dovrà diventare un luogo di uso e aggregazione: per questo la popolazione dovrà essere sempre informata sul progetto”.

(Foto: parrocchia di Ogliano).
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