Parla don Yuriy Khodan, cappellano ucraino nelle diocesi di Vittorio Veneto e Belluno-Feltre: “Grati a tutti per la grande solidarietà. Noi vogliamo la pace”

Nei loro occhi trovi la paura, l’ansia, la preoccupazione per questa tremenda realtà della guerra nel loro Paese d’origine. Hanno pregato durante la messa e ora corrono via veloci perché hanno il lavoro da svolgere, i familiari da sentire, gli aiuti da organizzare.

Le anima la speranza che la pace si affermi presto e che l’Ucraina, la loro patria, torni ad essere un Paese libero e senza guerra, come testimoniano le bandiere che stringono forte e mostrano con orgoglio.

Sono le donne dell’Ucraina, che come ogni settimana hanno assistito al rito della messa cattolica di rito bizantino nella chiesetta dell’Istituto Missioni Consolata a Vittorio Veneto. Le ascolta, le incoraggia, le sostiene in questo momento difficile don Yuriy Khodan, 42 anni, da quasi venti sacerdote, cappellano ucraino per le comunità greco – cattoliche delle diocesi di Vittorio Veneto e Belluno – Feltre.

Originario di una città dell’Ucraina dell’Ovest, a cento chilometri da Leopoli, è giunto in Italia tredici anni fa e oggi ha accolto l’invito di Qdpnews.it a raccontare questo difficilissimo momento, grazie anche all’impegno del responsabile Ufficio Migrantes don Mirko Dalla Torre.

 “La guerra va avanti in realtà da otto anni sul suolo ucraino – premette don Yuriy, che fa riferimento alla citata chiesa vittoriese e alla parrocchia di Santa Maria delle Grazie in Conegliano per le sue celebrazioni settimanali – ma gli eventi bellici di questi giorni sono stati per noi uno shock, una novità assolutamente inattesa. Siamo tutti molto preoccupati rispetto alla situazione che sta vivendo la popolazione, e noi da qui cerchiamo di fare il possibile per poter alleviare le loro sofferenze e le loro difficoltà”.

 “Penso che in questo momento, dove l’uomo non può fare nulla, possa agire Dio – prosegue -. Io credo che Lui possa fare un miracolo per l’Ucraina. Ci sentiamo molto in comunione con le diocesi di Vittorio Veneto e Belluno – Feltre e con i loro vescovi, che hanno dimostrato grande vicinanza e disponibilità ad organizzare momenti di pace per tutti i fedeli. Li ringrazio molto, così come sono particolarmente grato agli italiani, al Papa, alla Chiesa universale e a tutti coloro che a vari livelli hanno manifestato solidarietà e sostegno”.

Don Yuriy sarà presente alla preghiera per la pace presieduta dal vescovo Corrado Pizziolo alle 20.30 di oggi, lunedì 28 febbraio, in Cattedrale, assieme alla comunità ucraina e a tutti i fedeli che vorranno testimoniare la propria vicinanza (qui l’articolo).

“L’Ucraina sta vivendo una prova tremenda, e sta cercando di reagire in tutti i modi in queste giornate terribili – afferma -. Chiedo un aiuto per i rifugiati, soprattutto mamme e bambini, che scappano anche in Italia e cercano salvezza e riparo dalle vicende belliche. Tanti italiani hanno già offerto le proprie case, e siamo in contatto anche con la Caritas diocesana di Vittorio Veneto (che a breve accoglierà i primi rifugiati, ndr qui l’articolo): le richieste di accoglienza si moltiplicheranno e c’è bisogno di spazi per ospitare chi arriverà nel giro di breve tempo”.

Il sacerdote racconta pure che molti ucraini hanno attraversato il confine con la Polonia e sono momentaneamente ospitati in otto centri di accoglienza che si fanno carico dell’arrivo e della prima assistenza a donne e bambini. Il religioso è in contatto con loro e spiega che si stanno mobilitando anche i loro connazionali che risiedono e lavorano nel trevigiano: in queste ore stanno mettendo a disposizione risorse e mezzi per aiutare i loro fratelli assediati.

“La tragedia che stiamo vivendo ha dimostrato anche il grande attaccamento degli ucraini alle proprie radici – sottolinea ancora don Yuriy – In questi giorni stiamo ricevendo tante telefonate da parte dei nostri connazionali, spesso in lacrime e preoccupati perché i loro figli sono stati chiamati alle armi. Sono tanti, però, coloro che decidono di rimanere e di iscrivere il proprio nome nelle liste dei volontari perché sono legati alla propria terra e la vogliono difendere a tutti i costi”.

L’auspicio è che si trovi al più presto un accordo per mettere fine alla barbarie che ha già disseminato tanto dolore: “Abbiamo molta forza nel cuore e con grande coraggio stiamo proteggendo le nostre città – conclude don Yuriy – Per il futuro, anche più prossimo, spero la pace per il nostro Paese. Noi non vogliamo la guerra, non l’abbiamo provocata: la guerra porta rovine materiali e spirituali, dolore e morte nella vita della gente. La guerra non serve a nessuno”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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