Quarant’anni di Comunità giovanile: presentato il programma dei festeggiamenti. “Accolti più di 500 ragazzi con tossicodipendenza”

Presentato il programma per i festeggiamenti dei 40 anni della Comunità giovanile, realtà presente a Parè di Conegliano, in via Ortigara 133.

La struttura si occupa del recupero di adolescenti e giovani fino ai 24 anni caduti nella trappola della droga, seguendoli tramite un percorso terapeutico-riabilitativo, che si pone l’obiettivo di restituire loro un futuro e un progetto di vita.

In realtà, come evidenziato dal presidente della struttura, Alessandro Becagli, la storia della Comunità giovanile è più longeva dei 40 anni ricordati: fu infatti don Antonio Prai a fondare tale realtà nel 1976, aprendo un appartamento in via Vital a Conegliano, che avesse la funzione di accogliere i ragazzi intrappolati nel vortice della droga.

Successivamente la comunità si spostò a Collalbrigo, fino alla costituzione dell’associazione vera e propria nel 1983, con il trasferimento nel 1988 a Parè, in via Ortigara 131, vicino alla sede attuale.

“Ancora oggi portiamo avanti gli stessi princìpi del nostro fondatore don Antonio Prai – ha affermato Becagli -, il quale non volle una residenza terapeutica che fosse chiusa in se stessa, ma che avesse una grande apertura con il territorio e una sinergia con i suoi servizi”.

Nel 2002, quando i Salesiani lasciarono Conegliano, ci fu il rischio che la comunità si estinguesse e che la sede di via Ortigara 131 venisse venduta: una prospettiva che portò non poche preoccupazioni al presidente del tempo, Paolo Passapiano. A quel punto si rivelò provvidenziale l’offerta giunta dai vicini dell’epoca, che proposero alla comunità l’acquisto dell’attuale sede: l’edificio venne acquisito dall’Ulss 2, con conseguente trasferimento della comunità nel 2008 e l’inaugurazione di una nuova area nel 2013.

In questa nuova fase di vita della comunità, la struttura si è specializzata come comunità terapeutica residenziale, esclusivamente dedicata a minori-adolescenti tossicodipendenti: attualmente è l’unica comunità residenziale autorizzata in Veneto ad accogliere i minori inviati dai Servizi per le dipendenze.

La conferenza stampa organizzata per presentare il calendario per i 40 anni è stata anche l’occasione per fare un resoconto sull’attuale situazione delle dipendenze: all’appuntamento, oltre al presidente Becagli e alla sua vice Sara Moro, erano presenti anche il dottor Carlo Cenedese dell’Ulss 2, il sindaco Fabio Chies e il consigliere regionale Sonia Brescacin.

“La comunità è un fiore all’occhiello non solo del Veneto ma anche d’Italia – ha dichiarato Chies -. Questa è una comunità che ha fatto la storia del territorio: le famiglie qui hanno trovato una soluzione al problema. Voi avete accumulato competenze uniche per capire cosa c’è alle spalle di queste dipendenze. Qui i ragazzi trovano una casa e un luogo protetto, recuperano una serenità perduta e possono impostare così la propria vita”.

“Quarant’anni sono uno spaccato significativo – ha osservato Brescacin -. Questo è un territorio con una certa sensibilità verso il problema della tossicodipendenza. La comunità ha saputo unirsi al servizio pubblico, diventando un punto di riferimento”.

Tutti gli appuntamenti per festeggiare i 40 anni della Comunità giovanile

Il calendario per i festeggiamenti inizia mercoledì 29 marzo alle 20.30 all’auditorium “Dina Orsi” di Parè con il racconto della storia della comunità, la proiezione di “13 sigarette”, un cortometraggio sulla vicenda di questa realtà e un momento di riflessione sul tema della dipendenza giovanile.

Saranno presenti Leopoldo Grosso, presidente onorario del Gruppo Abele di don Luigi Ciotti, e gli allievi della scuola di musica e teatro “Ennio Morricone” di Vittorio Veneto. Il tutto accompagnato da “Ricordati questo tempo”, la mostra fotografica sulla storia della Comunità giovanile.

Il 12 e 19 aprile si terranno due webinar su adolescenti, mondo tecnologico e dipendenza da sostanze, mentre il 3 maggio alle 20.30 al cinema Careni di Pieve di Soligo sarà di nuovo proiettato il corto “13 sigarette”. Il 13 maggio alle 18.30 nell’orto della comunità, dove si coltivano gli ortaggi, l’orchestra Kiara Ensemble eseguirà il concerto “Da Vivaldi a De Andrè”, dando vita a una vera e propria festa di primavera.

Il 26 ottobre (con orario da definire), data che ricorda la firma del primo statuto della fondazione, sarà presentato un libro sulla storia della comunità, completo di testimonianze.

Un po’ di numeri in materia di tossicodipendenza

Dall’apertura della comunità sono stati più di 500 i ragazzi accolti, di questi 161 solo nel periodo dal 2018 a oggi, di cui 91 di età compresa tra i 14 e i 18 anni (quindi più della metà sono minori, mentre i restanti hanno un’età che tocca i 21 anni).

Tra le sostanze più abusate dai giovani che entrano in comunità rientra la cannabis, con fino a 10 “canne” fumate al giorno, ma persiste ancora il consumo di cocaina e l’utilizzo precoce di psicofarmaci, acquistati al mercato nero oppure prelevati dagli armadietti di casa. Una situazione aggravatasi in seguito ai disagi psicologici portati con sé dalla pandemia.

La situazione è preoccupante – ha affermato il dottor Cenedese -, La cannabis provoca delle conseguenze anche per un uso non continuo, quando i ragazzi la sperimentano ogni tanto, e può portare a un disturbo mentale anche importante: non si torna come prima”.

La comunità affronta la condizione dei ragazzi, coinvolgendo anche le famiglie in un percorso di recupero, seguiti da uno psicologo: “Se non si aggancia la famiglia, si fa fatica ad agganciare il ragazzo” hanno affermato Becagli e Moro.

Ci sono casi di famiglie con casi di problemi psichiatrici e di droga in uno dei due genitori, ma questa non è la regola, anzi: secondo la comunità, infatti, ci sono svariate variabili che conducono il ragazzo alla tossicodipendenza, motivo per cui questo rimane un tema ancora complesso da trattare e da affrontare.

“Tanto si decide nei primi anni della crescita – ha affermato Becagli -. Si tratta poi di problematiche che nascono da prima e magari rimangono nascoste: è una sfortunata somma di diversi fattori. Senza contare una disponibilità maggiore oggi, rispetto al passato, di sostanze stupefacenti (magari assunte in un periodo di fragilità)”.

I giovani entrano in comunità secondo due fasi: la prima, più breve di tre mesi, è di accoglienza, per redigere la diagnosi, e la seconda varia da 6 mesi fino a due anni. 

Tutto questo dopo un accesso al Servizio per le dipendenze dell’Ulss 2, che si è occupato di inviare una relazione clinica alla comunità. Una struttura che si occupa anche del percorso scolastico dei ragazzi: in diversi casi la tossicodipendenza ha portato all’interruzione della frequenza delle lezioni, che vengono riprese gradualmente grazie a un docente presente in struttura con le competenze necessarie per seguire i percorsi scolastici dei ragazzi.

Al contempo, i ragazzi vengono con frequenza condotti al Servizio per le dipendenze per la disintossicazione per i vari controlli del caso, mentre un medico psichiatra si reca in sede.

Un percorso che ha visto coinvolti giovani del Triveneto, ma anche da fuori Regione, tra i quali c’è chi è riuscito poi anche a laurearsi, a diventare medico o a realizzarsi nel settore della pasticceria, scoprendo, durante il percorso di comunità, quella che è una passione o un talento.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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