Undici donne nel primo Focolare in diocesi: “Esperienza sinodale di spiritualità collettiva”

Undici donne nel primo Focolare della diocesi di Vittorio Veneto

Vita comunitaria, accoglienza dell’altro e spiritualità collettiva, nel segno della “quarta strada” di Chiara Lubich (1920-2008): sono undici donne, provenienti da tutta Italia, le protagoniste del Focolare di Conegliano, il primo della diocesi di Vittorio Veneto.

Un’iniziativa inedita e singolare, che vede insieme nubili e sposate legate dalla scelta di Dio nella propria vita: le abbiamo intervistate chiedendo loro di raccontare questa esperienza concreta di Sinodo, il percorso che la Chiesa sta vivendo.

Innanzitutto, una vostra presentazione:

“Viviamo a Conegliano da poco più di un anno come ‘Focolare’, uno dei tanti – femminili, maschili e sacerdotali – sparsi nei cinque continenti. Siamo persone che hanno incontrato e aderito al Carisma dell’Unità di Chiara Lubich e condividono la scelta totalitaria di Dio anche con i voti – o le promesse per gli sposati – di povertà, castità e obbedienza

A Conegliano abitiamo in cinque, Cettina, Elena, Marcella, Paola, Rita, provenienti da varie regioni, ma del focolare fanno pienamente parte anche Antonella, Flavia, Lorenza, Natalina, Roberta e Susy che, fedeli al loro stato di vita coniugale, rimangono a vivere nelle loro città e famiglie. La maggior parte di noi è impegnata al lavoro, specie nel campo socio-sanitario, qualcuna a scuola, altre impiegate in ufficio. Insieme condividiamo la scelta radicale di seguire Gesù, nella tensione quotidiana a mettere in pratica le sue parole, particolarmente il suo testamento ‘Che tutti siano uno’”.

Come è nata questa esperienza di condivisione, e come si sta svolgendo ora?

“Questa esperienza nasce da una intuizione di Chiara Lubich a Loreto nel 1939, quella che lei chiamava ‘una quarta strada’. All’epoca ci si poteva consacrare entrando in un convento, sposarsi oppure restare a casa impegnandosi nella vita sociale o a servizio della chiesa (Ordo virginum). Il focolare si ispira alla casa di Loreto: una convivenza di vergini e sposati con Gesù in mezzo a loro. Il focolare non è una realtà data, è una ‘palestra’ in cui arriviamo come siamo, coi nostri talenti e pure i nostri limiti, con le nostre personali storie, successi e ferite, ma ogni mattina c’è in ognuna la scelta di vivere quella giornata il più possibile per Dio e nell’amore, ricominciando quando sbagliamo, sia nel rapporto tra noi sia con tutte le persone che incontriamo nei vari luoghi e realtà – lavorative, familiari, sociali, ecclesiali – nelle quali ciascuna o insieme siamo impegnate.

Una tappa importante è stato l’Open House che abbiamo organizzato il 12 novembre 2023 per festeggiare il primo anno del focolare: una giornata aperta a cui hanno partecipato persone di tutte le età, provenienti da tante province del Veneto, del Movimento, della Parrocchia, della diocesi… vicini di casa, vecchie conoscenze. È stato un momento di festa, di tanti rapporti, che ci ha dato la possibilità di dire a chi non ci conosceva una parola sul focolare e sul Movimento. Una occasione per realizzare quello che Chiara Lubich ci ha ripetuto tante volte: ‘Siate una famiglia’.

Il focolare ospita vari tipi di incontri, non solo quelli in cui ci troviamo tra noi undici, ma anche incontri di formazione di vari gruppi di persone del movimento. Recentemente abbiamo aderito all’iniziativa della nostra unità pastorale “A cena con la Parola”, ospitando le persone che desiderano condividere questa esperienza che si svolge in varie case/famiglie delle nostre quattro parrocchie”.

Come l’esempio di Chiara Lubich illumina la vostra esperienza?

“Il suo carisma è la luce che ci guida, ma siamo noi che dobbiamo attualizzarlo nell’oggi della Chiesa e della società. Chiara ci ha sempre spronato a vivere l’amore reciproco che porta all’unità: ‘…dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro’ (Mt 18,20). E questo è il primo punto che cerchiamo di attuare in focolare, pur con sbagli e limiti. Cercare di accogliere l’altro, comprenderlo, con fiducia e misericordia

Roberta, 59 anni, sposata, tre figli e due nipoti racconta: “In Focolare cerchiamo di vivere la comunione sia spirituale che, a seconda del proprio stato, anche concreta con quello di cui possiamo disporre. Per questo sento di vivere un’esperienza sinodale, di condivisione e aiuto reciproco. Questa vita poi si porta anche nella propria famiglia e nella Comunità dove abitiamo, dove ci si trova per leggere e condividere esperienze sul Vangelo che si cerca di vivere nel contesto di ogni giorno con apertura verso tutti”. 

Lorenza, 63 anni, sposata, due figlie e due nipoti: “Per me l’essere in focolare è la mia risposta al ‘chiamati e inviati’ di Dio, che poi si traduce nella concretezza della vita di famiglia con la fatica del ricominciare ogni giorno e la gioia dell’amore reciproco. Si esprime anche nella vita della parrocchia con l’impegno ad accompagnare le coppie giovani e i genitori che chiedono il Battesimo per i loro figli. Essere in focolare è ristabilire l’unità stretta con Gesù fra noi, e poi andare dove Lui vuole!”. 

Come l’esperienza del “Focolare” si inserisce nel percorso sinodale della Chiesa, soprattutto nel vostro essere donne?

“Il fondamentale ruolo della donna nella Chiesa e nella società nel nostro Movimento è sottolineato dagli statuti che prevedono che la presidente sia sempre una donna, e questo può dare grande speranza nel contesto odierno dove vengono in evidenza gli atti di violenza e i femminicidi, e abbiamo una Chiesa ancora tanto al maschile, anche se desideriamo evidenziare l’unità nella diversità, dove non conta essere uomo o donna.

Scriveva nel 1961 Igino Giordani, cofondatore del Movimento dei Focolari: “… questa è l’ora della donna, l’organismo sociale patisce come non mai della carenza della femminilità piena, sana, normale (…) perché la donna per natura significa generazione di vita e non produzione di morte, per il bene dei figli: e questi sono lo Stato e la Chiesa di domani, sono l’umanità di sempre”.

Il focolare si inserisce nel percorso sinodale perché la nostra è una spiritualità collettiva, di comunione. Ognuno fa la sua parte, come in un mosaico che si compone e brilla perché tutti mettono il proprio tassello.

In questo anno abbiamo cercato di conoscere ed entrare nelle realtà locali, insieme alle persone che aderiscono al Movimento dei Focolari e risiedono sul territorio. Ci siamo impegnate in azioni già collaudate o in qualche nuova attività, sia a livello di parrocchia e diocesi, sia a livello civile/sociale, in sinergia con altre associazioni e movimenti: marce e serate per la pace, raccolte alimentari per i poveri, doni natalizi per i detenuti della Casa circondariale di Treviso, cene solidali in favore di emergenze umanitarie. Altre esperienze di sinodalità che ci arricchiscono e sono una testimonianza: il dialogo con fedeli di altre chiese cristiane, in particolare con gli ortodossi o di altre religioni, specie musulmani. E poi… siamo in cammino, in ascolto di quali vie Dio ci apre per essere a servizio dei fratelli”.

(Foto: per concessione del Focolare di Conegliano).
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