In vista del 25 aprile, anniversario della Liberazione che sarà celebrato in tutto il Paese domani, a Conegliano si è svolta una cerimonia particolare l’altro ieri, sabato.
L’iniziativa è stata organizzata dall’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia), in collaborazione con le scuole cittadine e il Comune di Conegliano e ha previsto la deposizione di coroncine ai piedi dei cippi e delle lapidi dei partigiani caduti durante il secondo Conflitto mondiale.
Tutto ha avuto inizio di primo mattino nel cimitero di San Giuseppe, dove si trova la tomba del primo partigiano caduto a Conegliano, ovvero Giuseppe Lazzarin, classe 1915, impiegato e partigiano della Brigata Mazzini.
Successivamente sono stati ricordati i quattro partigiani fucilati dai nazifascisti, come è rimasto impresso su una lapide presente all’esterno del cimitero coneglianese: si tratta dello stesso Lazzarin, assieme a Leopoldo Camillo, classe 1922, contadino di Susegana e partigiano della ‘Mazzini’; Beniamino Petrovich, classe 1922, studente di Codognè al terzo anno del Liceo classico e partigiano della Brigata Cacciatori della Pianura; Ivo Pozzi, classe 1925, impiegato di Falzè di Piave e partigiano della Brigata ‘Mazzini’. Quest’ultimo venne catturato nell’osteria paterna a Falzè.
A metà mattinata la cerimonia si è invece spostata all’interno della scuola media “Federico Grava”, dove è stata deposta una corona ai piedi del busto che ricorda la figura del partigiano a cui la struttura è intitolata, nonché ex allievo dello stesso istituto scolastico, deceduto nel campo di concentramento di Mauthausen.
La scuola ha colto l’occasione per ricordare la vicenda di Grava: “Partigiano caduto per la libertà nei campi di Mauthausen. Volontario della libertà, lottatore indomito, volle e seppe organizzare la Resistenza nella zona a lui affidata. Fu largo di consigli e di aiuti a quanti gli si avvicinarono – si legge nel testo diffuso dall’Anpi -. Nella lunga lotta, fatta di vittorie e sconfitte, mantenne sempre vivo l’ideale nel proprio cuore e, con infiammata parola, trasmetteva agli altri la propria fede, la propria certezza”.
“Nell’adempimento del suo dovere, venne arrestato dalle SS tedesche e inviato al campo di eliminazione di Mauthausen – conclude lo scritto -. Testimonianze oculari affermano che Federico Grava mantenne sempre alto il suo sorriso, infondendo ai propri compagni di sventura la forza necessaria a sopportare il doloroso destino. Fulgido esempio di alte virtù patrie”.
Il viaggio della memoria ha fatto poi tappa all’ex Caserma San Marco, per ricordare all’esterno della struttura i tre caduti del Corpo della Guardia di Finanza con la deposizione di una corona di alloro.
Si tratta del finanziere Pietro Dall’Acqua, trevigiano in servizio nella Guardia di Finanza della legione di Venezia, il quale cadde per la libertà impedendo col suo sacrificio la distruzione di un ponte militare importantissimo: per questo motivo, a lui è intitolata la caserma delle Fiamme Gialle di viale Spellanzon.
Assieme a lui è stato ricordato il colonnello Mario Romagnoli, caduto a Cefalonia (Grecia) tra l’11 e 15 Settembre 1945, mentre il colonnello Eugenio Passarelli fu internato in Germania, dove morì.
Il percorso si è concluso alla scuola Maset di Scomigo, frazione di Conegliano, dove è stata ricordata la figura di Pietro Maset (“Maso”), a cui è dedicata la scuola. Nato a Scomigo nel 1911, fu maestro e partigiano, comandante della 5^ Brigata Osoppo Friuli in Valcellina e Piancavallo (Pordenone).
Fu capitano degli Alpini, decorato con Medaglia di bronzo e d’argento al Valor militare. Dopo l’8 settembre 1943 riuscì a sottrarsi alla cattura, nascondendo le armi e creando una rete di contatti con quanti fossero disponibili alla lotta.
Cadde a Malga Ciamp, nel territorio di Budoia (Pordenone) la mattina del 12 aprile 1945, all’età di 34 anni. Per il suo sacrificio, venne insignito della Medaglia d’oro della Resistenza.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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