La carenza di personale medico nel territorio è un problema che sta prendendo piede negli ultimi anni.
A tal proposito il gruppo di minoranza “Insieme per Cordignano” si è così espresso: “A livello nazionale, la Federazione Italiana Medici di Medicina Generale ha calcolato che entro il 2027 andranno in pensione circa 35.200 professionisti, che quotidianamente gestiscono fino a 1.500 pazienti ciascuno (da poco estesi a 1.800 in Veneto). A fronte del boom dei pensionamenti, già annunciati nel 2016, le assunzioni e lo scarso numero di borse di specializzazione previste dopo la Laurea per formarsi in medicina generale, seppur da poco estese grazie al Pnrr, non hanno permesso i giusti ricambi“.
“A questo va aggiunto anche il problema che la professione del Medico di famiglia sta diventando sempre meno ‘attrattiva’, sia per il percorso formativo, dove le borse di studio sono più basse di quelle di specializzazione, sia per il vero e proprio esercizio. – afferma il capogruppo Luca De Re – Uno dei capisaldi del nostro programma era la realizzazione della “Casa della Salute”, un poliambulatorio strutturato sul modello assistenziale-organizzativo proposto in Emilia-Romagna da Stefano Bonaccini, in grado di fornire ai cittadini un servizio reale e facilmente fruibile. Non un semplice edificio, ma una struttura dove avrebbero potuto trovare allocazione, in uno stesso spazio, tutti i servizi sanitari di base, ivi compresi gli ambulatori di Medicina Generale di base, quelli socio-assistenziali e di specialistica ambulatoriale. Questo progetto, portato avanti con grande successo dalla regione Emilia-Romagna e promosso anche dal Pnrr attraverso le ‘Case della Comunità’, purtroppo, non ha convinto del tutto i nostri concittadini“.
“Se il problema principale nel nostro territorio resta la carenza di nuovi medici di base, è anche vero che le strutture al momento disponibili nel territorio comunale, sembrano risultare ‘poco attraenti’, se non addirittura assenti, a quei giovani laureati che si affacciano alla professione. – prosegue De Re – Molti medici hanno di fatto dimostrato di preferire ambulatori più strutturati e dislocati in zone più centrali o comunque in ambulatori o poli-ambulatori più organizzati dove gli affitti, sommati ai costi di gestione, siano risultati anche più appetibili”.
“Più di un anno fa, quando abbiamo pensato a questo progetto, ci siamo confrontati con alcuni esponenti di rilievo in ambito sanitario, che hanno accolto di buon grado la nostra iniziativa e che sarebbero stati disponibili ad appoggiarci, mettendo a disposizione la loro esperienza. – continua – Purtroppo le cose non sono andate come si auspicava in campagna elettorale e di fronte ai quesiti e ai disservizi sanitari con i quali giornalmente i nostri concittadini si trovano a dover lottare, ci chiediamo cosa stia facendo e come si stia muovendo l’attuale amministrazione comunale nei confronti del distretto sanitario di competenza”.
“Di fatto, se ‘la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività’, dove sono le istituzioni locali e cosa sta facendo concretamente il nostro primo cittadino per rispondere a queste carenze sanitarie o perlomeno per trovare una soluzione transitoria? Perché, al momento, tutto tace” conclude De Re.
Non si è fatta attendere la risposta dell’amministrazione comunale, con il sindaco Roberto Campagna che ha così risposto: “L’analisi del gruppo di minoranza sulle cause che hanno portato alle attuali carenze dei medici di base è condivisibile, ma non certo la soluzione proposta per porvi rimedio, perché stride proprio con le loro argomentazioni”.
“Se, come affermano, il problema principale del nostro territorio (ma anche di tutta l’Italia, aggiungo io) resta la carenza (mancanza) di nuovi medici di base, realizzare la “Casa della Comunità” è inutile perché sarebbe di fatto una struttura vuota oltre che costosa. Questo i cittadini in campagna elettorale lo hanno capito benissimo” precisa il primo cittadino.
“Devono invece essere intraprese azioni per trovare i medici, ad esempio, in via provvisoria, ampliare il numero di pazienti a carico del medico, impiegare gli specializzandi (anche se per questo servono direttive dal ministero), potenziare i centri di medicina già esistenti e a noi limitrofi. – conclude – L’azienda sanitaria è al lavoro da tempo su questi temi con l’amministrazione comunale di Cordignano al suo fianco, pronta a sostenere concretamente proposte e soluzioni realizzabili per dare una risposta ai Cittadini su una questione come la salute che è fondamentale per ogni persona. Dobbiamo, quindi, lavorare insieme con l’azienda sanitaria per trovare le figure professionali adeguate al ruolo e successivamente aiutare i medici a inserirsi nel territorio, senza sprecare denaro in inutili strutture”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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