Per vent’anni avrebbe subito violenze e vessazioni dal marito. Che la picchiava e la insultava anche in pubblico.
Nel 2013, era riuscita a denunciarlo. Ma quando l’uomo, imprenditore di 59 anni di Cordignano, è finito alla sbarra con l’accusa di maltrattamenti in famiglia iniziati nel 1995, ha fatto retromarcia. Ritrattando davanti al giudice le sue stesse accuse, confermandone altre ma cercando in tutti i modi di sminuire il comportamento dell’uomo con il quale si sarebbe anche riappacificata.
Un atteggiamento che, secondo l’accusa sarebbe causato dallo stato di totale sudditanza psicologica che la donna avrebbe nei confronti del marito. Tale da indurla ad assumersi persino la responsabilità del fallimento dell’azienda del marito.
Anche una delle figlie, che in sede di denuncia avrebbe confermato le accuse, sentita in aula avrebbe ridimensionato i maltrattamenti. Non è invece mai stata sentita, a cinque anni dall’avvio del processo, la figlia maggiore che all’epoca della denuncia viveva già fuori casa.
Ritenuta una testimone fondamentale per l’accusa proprio perché per il fatto di essere lontana dal nucleo familiare, potrebbe rendere dichiarazioni non viziate da condizionamenti psicologici. Ma la giovane, citata per tre volte dal tribunale, non si è mai presentata.
Neppure all’ultima udienza, per la quale si è giustificata con una semplice mail nella quale comunicava di avere una bimba piccola con la febbre. Per questo il giudice Carlotta Brusegan ha disposto per la teste, l’accompagnamento coattivo e il 18 novembre, quando ci sarà la prossima udienza, saranno i carabinieri ad andare a prelevarla a casa per portarla in tribunale.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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