“Da questo viaggio, mi sono portato dentro il desiderio di trovare al mattino una persona che sorrida nel salutarmi, come fanno gli uomini africani che abbiamo incontrato”.
E’ l’eredità nel cuore di Marco de Boni, che con la moglie Roberta Biz fanno parte del gruppo del Centro Missionario della Diocesi di Vittorio Veneto e per la quinta volta sono stati in Africa in uno dei campi di conoscenza che solitamente organizzano.
Lo scorso agosto, per quattro settimane sono stati nella provincia di Tete, al nord del Mozambico, in una parrocchia condotta dai missionari della Consolata.
Con loro una decina di persone di Cordignano, con il cappellano don Paolo Salatin. L’unicità dell’esperienza vissuta è stata proprio questa, che una decina di componenti fossero tutti della medesima comunità parrocchiale.
“Quale missione” è il titolo della recente serata, programma dall’Unità Pastorale di Cordignano, Ponte della Muda, Santo Stefano e Villa Belvedere. Testimonianza-concerto che ha avuto luogo, di recente, nella sala dell’oratorio di Pinidello, nella quale si è voluto puntualizzare soprattutto i temi “comunità” e “accoglienza”.
Quale occasione di restituzione verso la propria comunità. I giovani di Cordignano e alcuni altri che hanno fatto la stessa esperienza in Zambia hanno raccontato quanto vissuto, sono entrati in processione con una candela accesa seguiti dai cantori del coro Tatanzambe, mentre gli strumentisti erano già al loro posto e sostenendoli con la musica.
Don Paolo Salatin ha fatto il padrone di casa. Tutti hanno raccontato le loro emozioni, i sentimenti provati, esprimendo una grande felicità. In sottofondo sono state proiettate delle immagini scattate durante il viaggio. Il coro Tatazambe di voce in voce ha fatto loro da eco con parole e note.
Fra i temi affrontati c’è stato anche quello del cibo. Ai numerosi presenti sono stati distribuiti dei cubetti di polenta, preparata come la fanno le popolazioni del Mozambico. Anche il gusto è stato utilizzato per condividere, coinvolgere, fare comunità.
“I confini della parrocchia che ci ha ospitato – ha raccontato Marco De Boni – distano l’uno dall’altro 420 chilometri. La popolazione è seguita da un padre della Consolata, affiancato da due seminaristi locali. Il loro villaggio era composto dalla loro capanna, da altre sette nelle quali erano ospitate per un anno delle coppie che si stavano preparando per diventare catechisti. E dalla nostra capanna. Il villaggio più vicino distava parecchi chilometri”.
I missionari e le missionarie della Consolata, ordine religioso fondato dal piemontese beato padre Giuseppe Allamano, operano nelle realtà dove c’è grande povertà.
“In Africa si va per stare e non per dare” – continua Marco – “Certo siamo partiti con tante buone intenzioni, nonché con dei fondi per sostenere i progetti dei missionari. Ma quando si è lì ci si rende conto – annota – che l’importante è lo stare per capire. E quando si ritorna ci si accorge che è molto di più quello che abbiamo ricevuto, che quello che siamo riusciti a portare loro”.
“Abbiamo affiancato il padre nella visita dei villaggi. Ci ha colpito, fra l’altro – continua Marco -, il loro spirito di ospitalità e di accoglienza. Avevano ben poco per sfamarsi. Ce lo donavano senza esitazione. Mi ha toccato l’anima che alla mattina, dopo aver dormito per terra e aver mangiato poco, andavano alla messa e poi con gioia si sorridevano gli uni gli altri, per augurarsi una buona giornata. Lì tutto è faticoso, anche solo il fare le cose quotidiane, viaggi lunghi per andare a prendere l’acqua, la difficoltà di prepararsi il cibo e poi di cuocerlo su un fuocherello… Quando sono tornato a Cordignano ho cercato e finora non ho avuto modo di cogliere un sorriso di felicità nelle persone che incontro al mattino. Anche noi abbiamo i nostri problemi, però abbiamo molto più di loro”.
“Alla fine della serata abbiamo donato a tutti coloro che vi hanno preso parte un piccolo sacchettino con un poco di terra di Cordignano, per richiamare loro il senso di appartenenza alla comunità. La terra, le proprie radici, a cui si è attaccati. L’idea ci è stata suggerita – ha proseguito De Boni – dopo che abbiamo saputo che così hanno fatto degli africani purtroppo morti nel mar Mediterraneo in uno dei barconi che è inabissato”.
La restituzione e la condivisione con le comunità di Cordignano prosegue anche sulle colonne del bollettino parrocchiale, di mese in mese i partecipanti al campo di conoscenza in Mozambico si alternano nel raccontare quanto hanno vissuto lo scorso agosto.
(Fonte: Loris Robassa © Qdpnews.it).
(Foto per gentile concessione di Roberta Biz).
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