Strage di Godega, una folla grande e commossa al funerale di Daniele Ortolan. L’amico: “Ci mancherai, ora in cielo impara a volare”

In poco più di ventiquattro ore un altro addio straziante a un giovane figlio della Marca: nel pomeriggio di oggi, sabato 20 agosto, nella chiesa di Cordignano è convenuta una grande folla per l’ultimo saluto a Daniele Ortolan, 19enne orsaghese alfiere della Nottoli Nuoto di Vittorio Veneto.

Il giorno dopo le esequie di Daniele De Re (qui l’articolo), le comunità di Orsago e Cordignano, cui la famiglia è particolarmente legata, hanno salutato numerose e commosse il giovane rimasto vittima dell’incidente verificatosi nelle prime ore di domenica 14 agosto a Godega di Sant’Urbano.

I banchi della chiesa erano costellati dalle divise dei tanti atleti della “Nottoli Nuoto”, società per la quale Ortolan era stato valido nuotatore agonista, istruttore e assistente bagnanti. Commoventi i segni in ricordo della sua attività posti sulla bara: le magliette da agonista e assistente bagnanti, gli occhialini, la cuffia, il fischietto e il trofeo di una recente competizione.

Presenti  i sindaci di Orsago, Fabio Collot, e Cordignano, Roberto Campagna, assieme ad altri componenti delle giunte comunali dei rispettivi paesi.

Prima dell’inizio della messa – presieduta da don Claudio Carniel e concelebrata dal parroco di Orsago monsignor Mario Casagrande e da don Federico De Bianchi – è stato un compagno del liceo Flaminio a ricordare la figura del giovane scomparso, di cui ha rievocato “il sorriso, la risata, l’energia, sempre presenti in ogni situazione”.

“Quanto tempo passato con te a ridere, perché non farlo con te era impossibile – ha detto, commosso, l’amico – Tutto il tuo estro nascondeva delle emozioni che spesso non ti piaceva manifestare”.

“Vorrei che da queste parole possa essere chiaro a tutti il legame che c’era prima e che sarà per sempre – ha continuato – Vorrei essere in grado di gridare davanti a tutti quanto ci mancherai, e tu, dopo una vita passata a nuotare, devi abbandonare le tue acque ed imparare a volare”.

“L’ultimo saluto lo vogliamo tutti pensare come il più classico dei saluti di rito – ha concluso – doppia rapida battuta di pugni, come usavi fare con tutti. Promettici che ci guarderai da lassù”.

“Il dolore resta grande, non ci si rassegna – ha affermato nell’omelia il parroco don Carniel – Siamo ancora scossi, disorientati. Rimangono gli interrogativi che ci poniamo: perché succedono queste cose? In quale direzione andare? Qual è il messaggio che Dio vuole darci?”.

“Noi crediamo che queste domande porteranno un frutto – ha proseguito – e che ci sarà qualcosa di buono, nella misura in cui la nostra non sarà solo una reazione emotiva, inevitabile del resto, ma anche una reazione della volontà e dell’impegno di sentirci famiglia, comunità, Chiesa, società: tutte aggregazioni umane, istituzioni che hanno il compito di coltivare il buono che c’è nei ragazzi e nei giovani, incoraggiandoli a mettere in gioco la propria vita con generosità e per le cose più belle e più importanti”.

Rivolgendosi ai genitori, il parroco ha detto: “Mi avete riferito che tanti giovani hanno colto degli aspetti di Daniele che non conoscevate e che vi hanno sorpreso positivamente: poter cogliere il lato buono anche se un po’ nascosto dei nostri figli fa molto bene a noi adulti”.

“La scelta autonoma che avete fatto come famiglie della donazione degli organi vi fa onore, e ci stimola a comprendere che le occasioni di bene vengono anche nei momenti dolorosi – ha concluso don Carniel – Il Signore ci ha fatto vivere questa settimana come quella della Passione: chiediamogli che questo dolore sia fecondo e di poterlo vivere come occasione per riprendere in mano le cose che contano, la famiglia, l’amicizia, la comunità, la fede in Dio, l’amore per i fratelli”.

La bara è uscita dalla chiesa sorretta dagli amici e accompagnata dai familiari, stretti in una testimonianza di dolore e di affetto che gli stessi hanno richiesto non venisse documentata in foto pubbliche.

In cimitero, la “Nottoli Nuoto” ha voluto salutare per l’ultima volta “Orto, uno dei migliori delfinisti di sempre”, ricordando nelle parole dell’allenatrice Laura Spinadin le tappe del suo percorso nella società, dove ora era istruttore e assistente bagnanti di “grande animo sensibile”. 

“Oltre che un bravo atleta – ha aggiunto – sei stato un buon compagno di allenamento e di squadra, carismatico, coinvolgente, disponibile, generoso”.

“Continueremo a pensarti come il nostro primo tifoso – ha concluso Spinadin – e, tra una bracciata e l’altra, sentiremo sempre l’eco del battito del tuo cuore”.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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