Ha colpito molto l’opinione pubblica la testimonianza social sulle problematiche relative al “Long Covid” della 31enne Silvia Previti, giovane cornudese che ha contratto il Coronavirus in famiglia lo scorso marzo.
Il Long Covid è una sindrome post-virale che può debilitare una persona sotto molti aspetti anche per parecchie settimane dopo la negativizzazione, e cioè dopo la guarigione e la conseguente eliminazione del virus dall’organismo.
Silvia, originaria di Cornuda, sta vivendo un vero incubo da più di 7 mesi e ha trovato un punto di riferimento nell’Ospedale Riabilitativo di Alta Specializzazione di Motta di Livenza, dove è stata seguita nell’ultimo mese e mezzo incontrando grande professionalità e umanità.
Silvia racconta che esistono dei gruppi Facebook con migliaia di persone che soffrono di sintomi post Covid (come il gruppo “Noi che il Covid lo abbiamo sconfitto. Sindrome Post Covid #LongCovid”), dove si possono trovare testimonianze simili alla sua e tanto conforto nei momenti più difficili.
“Durante i miei dieci giorni di positività ho avuto fra tutti i sintomi più blandi: 37,5 gradi di temperatura costanti, perdita di gusto e olfatto, spossatezza e nulla di più – spiega Silvia – Dopo essermi negativizzata ho avuto un comprensibile crollo di stanchezza, pensavo semplicemente di avere bisogno di una remissione più lunga dovuta allo stress per avere assistito i miei cari. Da quel momento tutto è andato a peggiorare. Un mese dopo la febbricola arriva tutti i giorni ai 37,5 e la pressione bassa (85/55)”.
“Con il mio medico abbiamo iniziato ad indagare con analisi del sangue, raggi al torace, elettrocardiogramma e test del cammino perché mi rendevo conto che il mio passo arrancava con molta fatica e si faceva sentire forte il fiatone nonostante saturassi 99 fisso – continua – Tutto ok, unico valore ‘anomalo’ una lieve positività agli ANA (autoanticorpi), ma tutti mi tranquillizzano, “è normale dopo un’infezione virale”. Passa un altro mese, febbricola sempre persistente, pressione bassissima, cefalee martellanti, nausea, vertigini. Non riesco più a leggere né a fidarmi di uscire da sola perché avverto capogiri e forte debolezza generalizzata”.
Per tutto questo tempo il suo medico ha voluto un aggiornamento costante e a maggio l’ha visitata perché iniziava ad avvertire bruciore e sensazione di acqua alle orecchie.
“Ne viene fuori che ho i condotti uditivi infiammati e inoltre tachicardia e aritmia – prosegue – Inizio la terapia con il cortisone con l’unico beneficio che si è alzata leggermente la pressione. Cerco di fare esercizi e yoga in casa per riprendere la muscolatura. La febbricola torna sempre, a fine giugno con 35 gradi fuori il mio termometro segna ancora 37.5, le tachipirine sono acqua fresca. Finché, quando inizio a mettermi il cuore in pace e sentito ripetere dai vari medici incontrati che bisognerà avere pazienza, a fine giugno iniziano letteralmente a cedermi le gambe. Credo inizialmente sia dovuto al caldo, magari ad un problema di circolazione avendo camminato poco nell’ultimo periodo. Ma iniziano a comparire lividi inspiegabili su più altezze della gamba e il giorno dopo un peggioramento: le gambe indurite, pesanti come due tronchi di legno, due zavorre anche di notte da sdraiata”.
Silvia riporta nella sua testimonianza anche le parole di una neurologa dopo l’elettromiografia: “Qualcuno deve avere il coraggio di dire agli sfortunati come voi che avete ancora il Covid. Non siete più positivi al tampone, non siete più contagiosi ma il maledetto si è annidato nel vostro organismo e in ognuno si manifesta ancora con sintomi subdoli e diversi”.
“Arrivo a poco prima di Ferragosto, le gambe bruciano e inizio a sentire vere e proprie scosse elettriche – continua – Grazie alla mia dottoressa, vengo indirizzata al centro di Motta di Livenza. Faccio una prima visita pneumologica e vengo presa in carico per un ciclo di riabilitazione con fisioterapisti di 15 sedute. Nel mentre mi fanno fare altri esami, visita con reumatologo e neurologo. I miei sintomi sono molto simili a quelli delle malattie autoimmuni e alle neuropatie periferiche, ma nessuna nello specifico viene identificata in me. Ho iniziato su prescrizione reumatologica dei cicli di integratori e alcuni farmaci dati dal neurologo che dovrò continuare per mesi”.
A Silvia viene finalmente diagnosticata la Sindrome Long Covid ma in quest’ultimo mese, grazie alle cure e all’assistenza dei professionisti del centro, anche se ha ancora la febbricola, cefalee e stanchezza cronica, ha iniziato a camminare leggermente meglio.
“I dolori che ho provato e che ancora si fanno sentire non li ho mai provati in vita mia – prosegue – Vorrei tanto riacquistare il mio passo “veneziano” spedito nell’attraversare i ponti della città che più mi manca da molti mesi a questa parte e tornare a fare autonomamente ciò che amo. Ormai due settimane fa mi sono vaccinata e al momento dell’anamnesi il medico mi ha tenuto una buona mezz’ora, impietrito e commosso. Io non vedevo l’ora di essere lì. Quanto ho invidiato chi ha potuto vaccinarsi senza incontrare il mostro”.
“Mi sento di incoraggiare a mia volta altri a riportare la propria esperienza – conclude – C’è bisogno di farci sentire per aiutarci e aiutare i medici a capire. Parlatene con parenti ed amici, senza vergogna o timore di essere giudicati. Ai ‘come stai?’, ai ‘davvero stai ancora male?!’ reagiamo con le nostre concrete testimonianze, senza paura di passare per vittime. Siamo purtroppo i testimoni viventi di una sindrome nuova riconosciuta solo ora, siamo importanti per la scienza e per far capire a chi ancora pensa che il Covid sia solo ‘un’influenza’ che non è affatto così, per rispetto di chi non c’è più e forse, ancor più per noi che stiamo lottando con il suo fantasma e provando sulla nostra pelle quante delle sue conseguenze siano ancora avvolte nel mistero”.
(Foto: per gentile concessione di Silvia Previti).
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