Si torna a parlare del progetto delle casse di laminazione lungo l’area delle Grave di Ciano del Montello: il consigliere regionale del Pd, Andrea Zanoni, chiede a gran voce che la Regione coinvolga i Comuni anziché imporre soluzioni dall’alto.
“Le grandi opere, anche se necessarie e soprattutto se fortemente impattanti – spiega Zanoni – non si possono fare senza coinvolgere i territori interessati. O, peggio, contro il loro parere”.
Questo è quello che sta avvenendo per le casse di espansione sul Piave: la Regione ha deciso che saranno realizzate alle Grave di Ciano, nonostante le preoccupazioni del Comune di Crocetta del Montello e di altre amministrazioni del Trevigiano.
“Perché – continua – per l’individuazione del sito migliore non viene attivato il percorso previsto dal contratto di fiume, così come consigliato dall’ex ministro all’ambiente Sergio Costa? È singolare che chi parla sempre di autonomia, alla prova dei fatti si dimostri centralista, imponendo soluzioni dall’alto”.
Zanoni ha posto questi quesiti in un’interrogazione sottoscritta dalle colleghe Anna Maria Bigon del Pd, Cristina Guarda di Europa Verde ed Erika Baldin di M5S, criticando la delibera di Giunta numero 302 dello scorso 16 marzo riguardante l’avvio delle procedure per la progettazione delle opere a Ciano del Montello.
Sempre su questo tema, lunedì 29 marzo c’è stato un incontro tra la giunta capitanata dalla sindaca Marianella Tormena di Crocetta e i numerosi sindaci dei Comuni limitrofi: uno scambio proficuo che li ha visti uniti in un’unica posizione: “I miei colleghi – spiega Tormena – hanno condiviso la gravità della situazione e chiederanno un incontro urgente al governatore per potere esporre le criticità del caso e avviare un dialogo che consenta di far emergere i grossi rischi di questo intervento”.
La preoccupazione è palpabile, si tratta di un progetto faraonico che devasterebbe un ecosistema unico al mondo e tutelato da vincoli europei.
“La necessità di mettere in sicurezza idraulica il Piave è indiscutibile – conclude Zanoni – ma è assurdo che la Regione rifiuti di prendere in considerazione soluzioni alternative, con un’ostinazione degna di miglior causa. Nella mozione del Comune di Crocetta del Montello approvata all’unanimità lo scorso 28 gennaio, si sottolineano la pericolosità dell’opera in quel contesto a causa del terreno carsico e la distruzione di 200 ettari di un’area Rete Natura 2000, tutelata dalla ‘Direttiva Habitat’ dell’Unione Europea, e si chiede una gestione integrata del rischio alluvioni lungo l’asta del Piave attraverso il contratto di fiume”.
Nella stessa direzione si sono mosse le amministrazioni di Cornuda, Valdobbiadene, Montebelluna, Vidor, Caerano San Marco e Volpago del Montello. Tutte, con provvedimenti votati all’unanimità dai consigli comunali, indicano il sito di Ponte di Piave come quello più idoneo, come dichiarato anche dall’Autorità di distretto delle Alpi Orientali. Ora si chiedono perché per la Regione l’unica ipotesi in ballo sia invece quella delle Grave di Ciano.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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