In questo mese, in concomitanza con il pieno della pesca alla trota in tutti i corsi d’acqua d’Italia, non si poteva non intervistare uno dei più grandi pescatori di trote torrente/lago a livello nazionale e internazionale, colui che rappresenta questa tecnica per eccellenza: Marino Poloniato.
Poloniato, originario di Crocetta del Montello, non ha bisogno di presentazioni, con un palmarès da record: 4 volte campione del mondo individuale, 13 volte campione del mondo a squadre, 6 volte campione italiano individuale, 5 volte campione italiano a squadre, 1 volta campione italiano a coppie, 1 volta campione mondiale per club, nonchè commissario tecnico della Nazionale.
Marino ci ha voluto raccontare come è nata la sua passione, rendendolo di fatto ciò che è un vero e proprio “guru” di questa disciplina.


Fin da piccolo i genitori, notando la passione di Marino per la vita all’aria aperta e la pazienza che dedicava nel catturare trote in una “canaletta” per l’irrigazione che scorreva dietro casa, per il suo settimo compleanno decidono di regalargli la licenza di pesca e la prima vera canna.
Da allora Marino ha appreso e sviluppato le capacità tecniche che lo hanno portato a conquistare, come detto, i più alti gradini dei podi nazionali e internazionali, entrando nel Guinness dei primati nella storia delle competizioni organizzate dalla Fipsas.
Parlando di termini tecnici, come si fa a “scovare” una trota? Essendo in piena stagione, per quanto riguarda la scelta del posto dove andare a pescare, il campione, nonché presidente dell’Asd Pescatori Montello, ha così svelato l’arcano.
“Riconoscere il posto giusto – spiega – fa parte di tutto quel senso dell’essere pescatore, trovare i luoghi buoni, che nel gergo del pescatore di trote si definisce come senso dell’acqua, significa avere l’esperienza che ti fa capire dove si piazza una trota (trattandosi poi di un pesce territoriale che va a scegliersi il posto dove andare a cercarsi il cibo, io come pescatore devo cercare di insidiarla in quel determinato posto)”.
Ora però nel Fiume Sacro alla Patria, il Piave, come anche in altri, ci sono alcune problematiche che, per chi si vuole cimentare in questo tipo di pesca, non sono da sottovalutare.


“I tempi sono cambiati al Piave – ammette Marino – a livello di ambiente, adesso stiamo molto molto meglio come qualità e quantità dell’acqua. Il grande problema è il patrimonio che è andato a perdersi negli anni ma non a seguito dell’inquinamento, bensì per l’alto numero di uccelli alloctoni che, un tempo, non erano presenti e che ora sottraggono circa il 90% dei pesci al Piave”.
“L’altro aspetto che è cambiato – conclude – è che una volta i pescatori come associazioni potevano fare grandissimi ripopolamenti e ora sono molto controllati, limitati ai pesci da rimettere nel fiume per aumentare la pescosità per chi viene ad effettuare questo tipo di attività“.
Nell’era dei social, dei tablet e degli smartphone la domanda che però Marino si fa è questa. E’ possibile che la pesca possa essere uno stimolo entusiasmante per un giovane? Di certo i tempi cambiano e anche le mode, ma la pesca sportiva, come pochi sanno, rappresenta uno dei cavalli di battaglia della nostra nazione; l’importante è mantenere intatta la passione ed essere in grado di trasmetterla di persona in persona.
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