Grave di Ciano, botta e risposta Comitato – Zaia. Il commissariamento non placa gli animi

La notizia della scelta del Governo di commissariare il progetto inerente le casse di espansione sul Piave è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno per le amministrazioni rivierasche e per il Comitato per la tutela delle Grave di Ciano che tanto si stanno battendo per una condivisione delle scelte nel rispetto dell’ambiente e delle popolazioni.

“Pare evidente ci sia una grande confusione, con svariate soluzioni proposte e smentite nello stesso momento – attacca Franco Nicoletti, presidente del Comitato – in assoluto la proposta letta in questi giorni, una diga, sembra una mossa strategica: la minaccia di un progetto ancora più inquietante per rendere più accettabile la controversa proposta delle casse a Ciano, facendole apparire come una soluzione più leggera. Senza scavi e senza prelevare i 21 milioni di metri cubi previsti, dimezzando gli argini rispetto al progetto originario, la portata si ridurrebbe drasticamente, rendendo quindi il progetto a Ciano inefficace per salvare il basso Piave. Qui però il focus non è scavare o meno. Queste proposte più o meno light sono solo specchietti per le allodole perché Zaia e Bottacin non hanno mai voluto considerare altre localizzazioni più appropriate per la realizzazione delle casse, proposte dagli stessi studi dell’Autorità di Bacino (Piano Stralcio del 2009)”.

Nicoletti non le manda a dire ed insiste: “E’ stata completamente accantonata la soluzione di Ponte di Piave. Gli studi di fattibilità sul sistema di casse tra Ponte di Piave e Zenson avevano già dimostrato che si trattava della soluzione migliore, sia per efficacia, con una portata fino a 38 milioni di mc, sia per minor impatto sui siti, trattandosi di aree agricole e non di siti protetti dall’Europa. Minor cantierabilità e tempi di realizzazione più brevi. Perché la Regione ha accantonato il progetto di Ponte di Piave? La scelta di Ciano appare presa con una superficialità tale da far sembrare le sue deboli giustificazioni poco più che un pretesto per sacrificare un’area protetta e salvaguardare i vigneti che occupano le golene del basso Piave, dove avrebbero dovuto realizzare le casse di espansione”.

Il presidente del Veneto Luca Zaia, nel frattempo, ha ribadito posizioni note: “L’asta idrografica del Piave è forse quella che più ci preoccupa – ha spiegato -. I modelli statistici dicono che prima o poi arriverà la piena storica. L’esondazione del fiume lascerebbe molti segni sul territorio, andrebbe a lambire territori come San Donà e Ponte di Piave, oltre a ponti viari e ferroviari. Da questa preoccupazione nasce il progetto: una grande cassa di espansione, allagata in maniera programmata al bisogno. Ai tecnici abbiamo chiesto diverse soluzioni, poco impattanti e giustificabili. Non ho idea di quale sarà il progetto, su quali ipotesi lavorerà la commissaria Colaizzi: vedremo di capire le proposte e poi il territorio si esprimerà e verrà coinvolto”.

Dal Comitato una posizione netta: “Il progetto su Ciano verrà osteggiato proprio perché non rispetta le leggi e appena uscirà, qualunque esso sia, scatterà un nuovo ricorso al Tribunale e una denuncia alla Commissione Europea. Non basterà commissariare il progetto per eludere le normative ambientali”.

(Autore: Ylenia Bigolin)
(Foto: archivio Qdpnews.it)
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