Il Covid-19 non è uno scherzo, non è un’invenzione, non è un complotto internazionale, di Covid-19 ci si ammala seriamente, si soffre e si può anche morire. È questo il forte messaggio che ha voluto lanciare Giorgio De Luca, giovane volontario dell’Avab Valsana residente a Crocetta del Montello, recentemente dimesso dall’ospedale di Vittorio Veneto dopo tre settimane di malattia, di cui due in ospedale.
Giorgio oggi, sabato 14 novembre, ha pubblicato questa dura esperienza personale nel suo blog “gdl trace” e sta ricevendo centinaia di like e condivisioni. Il suo intento non è né pubblicitario né vittimistico: “Ho voluto scrivere questa mia esperienza relativa alla malattia Covid19 nella speranza che possa essere di aiuto e una riflessione su vari aspetti – afferma De Luca -, quali i nostri comportamenti, i nostri atteggiamenti, il lavoro di chi quotidianamente, in silenzio, lavora contro questa pandemia che ha cambiato le nostre abitudini e le nostre vite”.
Pubblichiamo alcuni passaggi significativi del suo emozionante racconto:
“Il maledetto Covid19 in maniera subdola è entrato in ufficio colpendo prima un collega, positivo e con sintomi lievi (…). E già in quel momento iniziano i pensieri, le preoccupazioni, il pensiero di tenersi controllati, il tampone. Poi dopo qualche giorno i sintomi sono febbre, brividi, tosse, naso che cola. E mentre prendi una bella Tachipirina pensi “va beh, dai, è poco più di una normale influenza”.
“E via in fila per il primo tampone, l’attesa del risultato, dopo poche ore: positivo. E via la verifica con il secondo, il molecolare, di nuovo positivo. Nel frattempo ti isoli in una stanza, tutto il giorno a letto perché altro non puoi fare. Fuori anche la tua famiglia è in quarantena con tutte le difficoltà del caso. I giorni seguenti la situazione fisica migliora, la febbre cala, e pensi “oramai ne siamo fuori, visto?“.
“Poi la febbre torna, sale, rimane e diventa persistente. Anche la tosse diventa più presente e il respiro vagamente più difficile. E la situazione piano piano, in maniera quasi impercettibile, nonostante i farmaci peggiora, ma quasi non te ne accorgi. Fino a quando, dopo una settimana dai primi sintomi, il respiro diventa più affannoso e allora il medico decide che forse è il caso di approfondire e di fare un controllo al pronto soccorso di Montebelluna“.
“Arrivi e subito vieni messo in isolamento e bombardato di mille domande, test e analisi per verificare il tutto. E alla fine, dopo un po’ di ore, la diagnosi: insufficienza respiratoria in paziente Covid positivo SARS-coronavirus associato. La dottoressa del pronto soccorso annuncia: “Giorgio, non vediamo nulla di grave ma hai bisogno di ossigeno, non tanto. Ti dobbiamo ricoverare ma qui siamo pieni e non abbiamo più posti letto, quindi ti trasferiamo a Vittorio Veneto“.
Il racconto prosegue con le interminabili giornate al nosocomio vittoriese: “Dalla notte la respirazione diventa più difficoltosa, la febbre si fa sentire, i brividi fanno vibrare il corpo ed il letto. Il giorno dopo la situazione piano piano peggiora, aumentano la somministrazione di ossigeno, raggi e Tac per verificare la situazione. Eppure la sensazione è quella di non riuscire a trovare più il ritmo del respiro, l’aria non entra nei polmoni, non scende e sembra di soffocare, di non fare più un atto naturale e involontario quale il respiro. Pochi metri per andare in bagno diventano uno sforzo da maratoneta“.
Quindi il trasferimento in terapia semi intensiva, dove “il tempo diventa interminabile, a guardare il soffitto. Anche se la compagnia in stanza è piacevole la voglia è davvero poca e si fa fatica persino a parlare”.
Dopo due settimane di ricovero in terapia semi intensiva arriva la bella notizia: due tamponi negativi e le dimissioni.
“Sembrerà strano – afferma Giorgio De Luca – ma a questo Covid19 devo dire grazie, nonostante l’esperienza dura e difficile. Grazie ai medici, agli infermieri alle Oss e a tutto il personale dei reparti di medicina e pneumologia dell’ospedale di Vittorio Veneto (e con loro tutti quelli d’Italia) per l’amore la dedizione, spirito di servizio con cui lavorano e assistono i pazienti – afferma commosso De Luca -. Un lavorio costante e continuo che va ben oltre i meri obblighi professionali”.
“Grazie Covid19, ma ora vedi di toglierti dai piedi – conclude Giorgio – Fate attenzione, non succede sempre e solo agli altri, purtroppo!“.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: Archivio Qdpnews.it).
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