Vivere a Londra ai tempi del Coronavirus: così si potrebbe riassumere la testimonianza di Manuel Baù, trentaduenne di Ciano del Montello, residente a Londra da oltre dieci anni.
“La preoccupazione è davvero palpabile – racconta Manuel, che nella città inglese lavora nel mondo del teatro – soprattutto parlando da italiano. Sento la mia famiglia tutti i giorni e quindi conosco bene la situazione in Italia, soprattutto in Veneto e in provincia di Treviso e questo non fa che aumentare i timori sapendo le misure intraprese dal governo e le richieste fatte alla popolazione. Qui a Londra invece solo oggi il governo ha deciso di dare qualche indicazione precisa, ma fino a ieri è stato un totale lassismo”.
“A metà febbraio sono rientrato a Crocetta per qualche giorno in visita ai miei genitori – continua – e al mio ritorno a Londra, il 23 febbraio, dopo la scoperta del primo caso a Vo e a Codogno, ho esternato tutta la mia ansia. I miei colleghi e amici però non sono riusciti a comprendere davvero il significato dei miei racconti, tutti se la ridevano, canzonando i soliti atteggiamenti degli italiani. La vita così ha continuato sui soliti binari, non c’era vincoli o limiti, Londra era viva come sempre e seppur in uno stato di forte apprensione ho proseguito con il mio lavoro a teatro, accettando e subendo di dover dividere gli spazi con oltre duemilacinquecento persone a serata”.
“Nel frattempo poi – spiega – ci sono state le esternazioni del primo ministro Boris Johnson che, in maniera differente rispetto al resto dell’Europa, proponeva di affrontare il problema con l’immunità di gregge, in una visione quasi ‘fatalistica’ o ‘attendista’. Fortunatamente è notizia di poche ore fa che questa posizione sta virando, allineandosi a quelle dei colleghi europei e sono dunque partite le chiusure di locali e centri di aggregazione. Nel frattempo però è cresciuto lo sconforto e nonostante le rassicurazioni, una fetta degli abitanti londinesi ha iniziato a saccheggiare i supermercati: si fatica non solo a trovare scatolame ma anche frutta e verdura fresca. Le consegne online danno almeno due settimane di evasione, tempi biblici se parliamo di generi di prima necessità. Mai come ora vorrei essere a casa”.
(Fonte: Ylenia Bgolin © Qdpnews.it).
(Foto: Per concessione di Manuel Baù).
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