Nonostante questo lungo periodo di lockdown dato dall’emergenza sanitaria abbia sospeso molte delle attività quotidiane non si deve pensare che alcuni temi politici in divenire ad inizio anno si siano fermati: uno di questi è sicuramente lo sviluppo sul progetto riguardante la costruzione delle casse di espansione sulle Grave di Ciano del Montello.
Un tema decisamente spinoso e molto sentito a causa dello stravolgimento che quest’area subirebbe: il progetto, che si aggira sui 55 milioni di euro, prevede delle vasche di laminazione alte fino ad otto metri che sarebbero visibili anche dalle colline del prosecco ora Unesco.
Le Grave, attualmente tutelate per le sue peculiarità e riconosciute ‘sito di interesse comunitario’ e ‘zona di protezione speciale’; finirebbero per essere irrimediabilmente compromesse.
Per questo motivo il ‘Comitato per la tutela delle Grave’ sta lavorando strenuamente affinché vengano rispettate le direttive date dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Quest’ ultimo infatti, nella missiva spedita alla Regione Veneto mesi addietro, sottolineava come l’approccio migliore fosse quello di utilizzare i “Contratti di Fiume”, una metodologia che prevede fin dalla sua ‘prima fase’ il coinvolgimento di associazioni, comitati e portatori d’interesse in genere, per individuare assieme gli interventi e le azioni da intraprendere.
Questo non sta avvenendo: “Nella risposta del Ministro, che non è stata resa pubblica – sottolineano i membri del Comitato – si evince che la scelta delle casse a Ciano sia opera della Regione Veneto e non del Governo. Spinge sul coinvolgimento dei numerosi attori come la nostra associazione che è portavoce della cittadinanza, impaurita da un’opera talmente impattante che devasterebbe un terzo del Comune di Crocetta. Abbiamo così scritto più volte all’assessore regionale Bottacin chiedendo di essere coinvolti, mostrando chiaramente tutta la nostra piena disponibilità a partecipare al Contratto mediante soluzioni condivise, cosa che finora non è avvenuta”.
La lettera del Ministro Costa è di febbraio scorso e ad oggi nessun comitato o associazione è stato informato e aggiornato sulle evoluzioni del progetto: l’Autorità di Bacino, interrogata, si mostra sibillina e chiosa, nonostante la condivisione fra i partner pubblici e privati portatori di interesse sia fondante e si basi su un documento d’intenti con la relativa sottoscrizione.
Si teme che i comitati e i vari enti vengano interpellati solo a ‘giochi fatti’, a soluzione già scelta, svincolando dal rispetto delle direttive europee, come invece invocato da Costa, in materia ambientale e dal principio fondante del Contratto di fiume.
Attualmente poi sono in corso degli interventi di escavazione e di canalizzazione nel ramo della Piave a Cimadolmo, per lavori non preventivamente considerati all’interno del Contratto e di cui non si conosce il fine e che ad avviso del Comitato diretto dal presidente Franco Nicoletti “potrebbero addirittura essere dannosi per la gestione del fiume, oltre che rivelarsi uno sperpero di denaro”.
(Fonte: Ylenia Bigolin © Qdpnews.it).
(Foto: per concessione di Roberto Moretto).
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