Le Grave di Ciano del Montello e il progetto delle casse di laminazione tornano alla ribalta nei primi giorni del 2021.
Gli sviluppi questa volta riguardano le affermazioni del sottosegretario all’Ambiente Roberto Morassut, il quale ha scritto al sindaco di San Donà Andrea Cereser che ha poi riportato nell’ultimo consiglio comunale della città, affermando che la realizzazione delle casse di espansione e il processo del contratto di fiume debbano procedere in parallelo: “Questo significa – spiega Andrea Zanoni, consigliere del Pd in Regione – che si possono fare opere, anche altamente impattanti, a prescindere dal parere delle comunità e delle amministrazioni che partecipano al contratto di fiume. Così il contratto di fiume perderebbe valore, non influirebbe sull’individuazione dei siti per le casse di espansione, non avrebbe più senso e di fatto diventerebbe una presa in giro”.
Le Grave di Ciano del Montello sono tutelate a nome dei 503 milioni di cittadini europei da ben due direttive comunitarie, ‘Habitat’ del 1992 e ‘Uccelli’ del 1979, perché ricche di biodiversità, flora e fauna e con un ambiente e paesaggio dal valore inestimabile, unico in Europa.
“Il Piave – continua Zanoni – costituisce un patrimonio inestimabile. Peccato che a troppi, di questo, interessi poco, in Consiglio regionale e non solo. Durante la sessione di bilancio di fine anno ho depositato un emendamento per finanziare e far partire il contratto di fiume del Piave, utile a coinvolgere le comunità e le istituzioni, anche per decidere dove e come effettuare le opere necessarie per mettere in sicurezza le popolazioni rivierasche in caso di piene e alluvioni. Tutte le opposizioni hanno votato a favore, la maggioranza Lega, FdI, FI si è schierata contro e così è arrivata la bocciatura, senza alcuna motivazione da parte dell’assessore all’ambiente Bottacin”.
A breve si terrà un incontro tra Zanoni e il sindaco di San Donà proprio per cercare di focalizzare la questione, ricordando le indicazioni date dal ministro all’Ambiente Sergio Costa sull’utilizzo corretto dello strumento del contratto di fiume.
“Le opere di contenimento vanno fatte – conclude Zanoni – ecco perché il sito più idoneo potrebbe essere quello di Ponte di Piave: tuttalpiù ci sarà qualche vecchia casa edificata dentro gli argini da espropriare e qualche campo di prosecco da spianare. Lo stesso Piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del fiume Piave del 2010 ritiene la soluzione di Ponte di Piave la più idonea fra tutte. Niente in confronto a un’area di 500 ettari ricca di biodiversità unica al mondo come le Grave di Ciano che dobbiamo tutelare per le future generazioni. Le casse a Ponte di Piave avrebbero una capacità maggiore di contenimento delle piene, si potrebbero realizzare in minor tempo e non prevedono l’estrazione di venti milioni di metri cubi di ghiaia”.
(Fonte: Ylenia Bigolin © Qdpnews.it).
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