Al Botteselle di Col San Martino arrivano i quadri informativi sulle terapie non farmacologiche della casa

Alla residenza Botteselle di Col San Martino sono stati esposti in entrata alcuni quadri informativi che descrivono tre approcci di cura non farmacologica attuati dal personale della casa (doll therapy, pet therapy, nurturing touch). “L’intento è di condividere il punto di vista da cui parte il percorso di cura che prevediamo per ciascun residente: la centralità della persona e dei suoi bisogni”, spiega la struttura in una nota. 

Il primo quadro esposto fa riferimento al modello di approccio nei confronti delle persone con demenza di Tom Kitwood, del quale si è voluto proporre un adattamento per spiegare quali possono essere i bisogni delle persone che vengono accolte e come cerchiamo di soddisfarle. Il Person Centred Care è l’assistenza centrata sulla persona nello specifico per la persona con demenza.

Di seguito, in dettaglio la descrizione dei progetti rappresentati negli altri quadri.

Doll therapy. L’utilizzo della “terapia della bambola” nasce dall’importanza di offrire un approccio che miri a ridurre l’intervento farmacologico da parte del personale rispetto alla gestione dei disturbi comportamentali in persone affette da demenza o con altre patologie psichiatriche. Questo progetto fa uso di bambole con specifiche caratteristiche per aiutare gli ospiti destinatari a creare una relazione affettiva terapeutica con le bambole stesse ed in particolare nelle persone con demenza a soddisfare il bisogno psicologico di attaccamento, ovvero il bisogno di sentirsi vicino a qualcuno o a qualcosa di familiare che dia la sensazione di sicurezza, protezione, fiducia e amore.

“L’obiettivo posto a monte è di favorire il benessere psico-fisico e relazionale degli ospiti coinvolti facilitando il riemergere dei processi emozionali associati attraverso l’accudimento attivo della bambola-bambino – spiega il Botteselle nella nota – Dal 2016 ad oggi sono stati coinvolti in totale 7 ospiti.  L’ottica dell’utilizzo della bambola come oggetto terapeutico si sta diffondendo tra il personale, che inizia a riconoscerla come aiuto nella gestione del disturbo comportamentale e nell’ottica di favorire il benessere degli ospiti”.

Nurturing touch. Denominato “Con-tatto”, promuove una modalità di assistenza e vicinanza che utilizza le mani come mezzo per comunicare accoglienza, condivisione, affetto, là dove altri canali comunicativi non sono utilizzabili. Esso prevede un ciclo di 8 incontri ad ospite della durata ciascuno di circa 20 minuti. Il progetto si pone come obiettivi principali il dedicare un momento di benessere attraverso le tecniche del contatto rassicurante agli ospiti che per la loro compromissione non possono beneficiare di altri tipi di interventi terapeutici ed il cercare di contenere i disturbi del comportamento nelle persone con demenza. “Dal 2016 ad oggi sono stati coinvolti 17 ospiti”.

Pet therapy. E’ una terapia “dolce”, basata sulla particolare interazione uomo-animale, che integra, rafforza e coadiuva le tradizionali terapie. L’animale diventa il co-terapeuta in grado di sollecitare l’ospite nel suo percorso di cura. La presenza di un animale permette in molti casi di consolidare un rapporto emotivo e stabilire tramite questo rapporto sia un canale di comunicazione ospite-animale-operatori, sia stimolare la partecipazione attiva del paziente.

“La tipologia di Pet Therapy attuata alla Residenza Botteselle – spiegano – è del tipo Aaa (Attività Assistita con l’Animale), con obiettivo generale in ambito ludico-educativo, organizzata da professionisti opportunamente formati ed animale correttamente gestito dal punto di vista sanitario ed educativo-comportamentale, aspetto garantito dal Servizio Veterinario ex Ulss 7 (ora Ulss 2) nella persona della dottoressa Alessandra Carraro e dall’operatrice di pet therapy Alessandra Presicce. L’obiettivo del progetto è cercare di favorire un buon tono dell’umore attraverso l’interazione con il cane. Nel 2017 sono stati coinvolti 12 ospiti”.

“Dall’esperienza maturata in questi anni, possiamo affermare che la possibilità di ricorrere a queste terapie non farmacologiche è di beneficio nel percorso di cura degli ospiti della Residenza”, chiude la nota.

(Fonte: Istituto Botteselle).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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