Dopo che ieri, sabato 11 luglio 2020, l’Ulss 2 Marca Trevigiana ha reso noto che 10 persone, tra ospiti e operatori, dell’Ipab “Bon Bozzolla” di Soligo, frazione di Farra di Soligo, sono risultati positivi al Covid-19 dopo i tamponi effettuati dal personale dell’azienda sanitaria (qui l’articolo), oggi è arrivato il primo duro “attacco” agli enti competenti, in primis la Regione Veneto.
A intervenire è Marta Casarin, segretaria generale FP CGIL di Treviso, che, appresa la notizia del nuovo focolaio, ha affermato: “Le linee guida della Regione sulle riaperture non scongiurano l’ingresso dei contagi nelle strutture per anziani, esponendo al rischio ospiti e lavoratori. Ciò che è successo all’Istituto di Farra di Soligo traccia un nuovo preoccupante scenario, è la prova che non si può abbassare la guardia sul contenimento del virus. Infatti questo caso di contagio, verificato proprio a ridosso dei primi tentativi di effettuare nuovi ingressi di ospiti e di apertura alle visite dei familiari, suona come un campanello d’allarme per tutte le case di riposo del territorio”.
“Siamo in apprensione per il nuovo focolaio ma lo siamo da settimane perché l’accelerata data dalla Regione Veneto alle riaperture delle case di riposo abbassa la guardia rispetto a un rischio così concreto di contagio. L’emergenza non è alle spalle ed è fondamentale garantire la salute di ospiti e personale – continua la segretaria FP CGIL di Treviso -. Un rischio che si è verificato proprio in una di quelle strutture che sin dall’inizio dell’epidemia ha adottato scrupolosamente tutte le misure di sicurezza e contenimento, applicando sia il piano di prevenzione sia un piano interno. Dobbiamo allora prendere consapevolezza che bastano pochi giorni per tornare alle situazioni critiche dei mesi scorsi”.
“Se il virus è stato portato da un ospite di un altro centro con due tamponi negativi, basta a farci capire che, da una parte, la Regione dovrebbe rivedere le direttive fornite alle strutture per anziani in un verso tanto più restrittivo quanto preventivo – sottolinea Marta Casarin – e, dall’altra, è fondamentale che le case di riposo, anche se sotto la pressione dei familiari, rallentino visite e nuovi ingressi, così come, anche alla luce di quanto accaduto, verifichino le scorte di dotazioni di DPI, ipotizzando la necessità di dispositivi di emergenza”.
“Forse non lo si percepisce pienamente ma, come la Sanità, le case di riposo restano ancora oggi la prima linea sul fronte dell’epidemia e quanto gli ospedali soffrono di carenze di organici. Così come gli ospiti, i lavoratori dei Centri di Servizi del territorio meritano massima tutela – conclude Casarin -, per questo non si può allentare sul fronte della sicurezza e della protezione. Meritano, inoltre, che si presti loro attenzione per il grande impegno che stanno portando avanti, anche sul piano del riconoscimento economico”.
(Fonte: FP CGIL Treviso).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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