Lunedì 29 aprile a Farra di Soligo si è tenuto l’ultimo consiglio comunale del mandato decennale di Giuseppe Nardi. Il più importante punto all’ordine del giorno è stata l’approvazione del rendiconto di gestione del 2018.
La responsabile del servizio finanziario, dottoressa Cristina Baratto, ha affermato che al Comune restano disponibili 138 mila e 175,36 euro come quota per spese di investimento e 1 milione e 193 mila euro come quota libera dell’avanzo d’amministrazione. Il rendiconto è stato approvato dalla maggioranza, registrando l’astensione del nuovo consigliere di maggioranza Stefano Guizzo, sostituto della dimissionaria Silvia Mazzocco, ed i voti contrari dei tre consiglieri di minoranza Paolo Casagrande, Alessandro Sartor e Francesca Zabotti.
Durante la discussione il consigliere Casagrande ha attirato l’attenzione sulle aree Pip di Col San Martino e Soligo, in quanto il revisore dei conti ha consigliato all’amministrazione Nardi di utilizzare la quota libera dell’avanzo di bilancio per incrementare il fondo Pip. Chiarimenti attesi da un mese, che il sindaco Giuseppe Nardi aveva già deciso di dare in quest’ultimo consiglio comunale. Il 20 marzo scorso, infatti, il Tar del Veneto ha condannato il Comune a versare 9 milioni di euro agli espropriati entro 90 giorni (qui l’articolo). Se ciò non avverrà, la Prefettura di Treviso nominerà un commissario ad acta, il quale si occuperà di attuare la decisione del Tar.
Nello specifico il consigliere Casagrande ha affermato: “Volevo capire qual è l’intenzione sua e dell’amministrazione in tal senso, cioè se intende seguire le indicazioni del revisore dei conti oppure se confermare quello che, per il momento, è stato deciso. Mi pongo questo interrogativo perché negli ultimi quattro anni la sua amministrazione ha causato un consistente incremento dell’addizionale Irpef, che ha chiesto sacrifici alla cittadinanza per oltre 700 mila euro senza ottenere in cambio dei benefici, visto che il Comune è tuttora bloccato per le note questioni legate alle Pip. Per la cittadinanza in questi cinque anni sono stati fatti sacrifici sul fronte della mancanza di servizi, sono stati fatti sacrifici sul fronte dell’aumento delle aliquote, sacrifici sul fronte dei maggiori interessi, sacrifici sul fronte delle spese legali. Io credo sia mancata volontà e incisività a questa amministrazione. Lei ci ha detto che sperava sempre in una risoluzione bonaria della vertenza o comunque di una transazione stragiudiziale, ma vediamo che i giorni passano, la data si avvicina e non ci sono indicazioni o novità in tal senso”.
Il consigliere Zabotti ha rincarato la dose: “Vorrei conoscere anch’io le sue intenzioni rispetto all’invito che il ragionier Di Turi fa a questo Consiglio, a questa amministrazione, cioè di vincolare completamente l’avanzo di amministrazione che ammonta a 1 milione e 193 mila euro e questo, secondo me, potrebbe essere un segnale chiaro di una volontà di arrivare alla conclusione di questa vicenda. Potrebbe giustificare l’aumento dell’addizionale Irpef e darebbe un segnale chiaro anche agli espropriati. D’altro canto mi chiedo, se il 20 di giugno, come Comune non avremo pagato quanto dovuto, credo che, comunque, un Commissario procederà a recuperare tutte le possibili somme. Quindi, perché non vincolare adesso tutto l’avanzo di amministrazione, dando così un segnale chiaro e inequivocabile?”.
Immediata la replica del sindaco Giuseppe Nardi: “Per quanto riguarda la somma accantonata per le Pip, abbiamo preso la decisione di accantonare una parte dell’avanzo di bilancio perché i nostri legali, su mia richiesta, stanno facendo un ultimo tentativo per accordarsi con gli espropriati prima della scadenza dei 90 giorni previsti dal Tar del Veneto, ossia il prossimo 20 giugno. Abbiamo rivisto la possibilità di alzare di qualche euro l’offerta fatta a suo tempo, che era di 52 euro al metro quadro, c’è la possibilità da parte nostra di trovare ancora 2-3 euro per alzare la posta e si potrebbe arrivare penso ai 56, 57 o 58 euro al metro quadro. C’è buona volontà anche dei lottizzanti, perché sanno anche loro a cosa vanno incontro con l’aumento delle aliquote. Dall’altra parte, gli espropriati avrebbero la possibilità di avere nel giro di poco tempo quanto accordato. Non è che all’inizio ci fosse la disponibilità attuale dei lottizzanti di mettere a disposizione determinate somme, siamo partiti con cifre molto più basse, col tempo si sono alzate e siamo arrivati ad oggi con delle somme che sono importanti. Secondo me quello che c’era da fare è stato fatto: il Comune può arrivare oggi a mettere sul piatto tra un milione e mezzo e due milioni di euro, il resto spetta ai lottizzanti e, se qualcosa mettessero anche gli espropriati, sarebbe la cosa migliore per risolvere definitivamente la questione delle Pip. Al momento, però, vedo lontana una possibilità di soluzione, di una transazione fra le parti, perché non vedo la volontà di chiuderla se non da parte del Comune”.
Il sindaco ha poi affermato di voler scartare la possibilità di contrarre un mutuo per pagare i 9 milioni da versare agli espropriati, poiché si darebbe origine ad un debito fuori bilancio: “L’altro giorno mi sono permesso di incontrare un responsabile commerciale della Cassa Depositi e Prestiti, la persona che segue i Comuni per eventuali prestiti. Abbiamo valutato tutte le possibilità che c’erano per poter ricevere un mutuo per saldare il debito, come è stato detto più volte negli anni anche dal consigliere Casagrande. Sono fortemente contrario a quest’idea: per poter accedere al mutuo bisogna portare al massimo tutte le aliquote e questo sarebbe un peso non da poco per il Comune e per gli abitanti di Farra di Soligo. Inoltre bisogna dimostrare che si sta cercando di vendere tutti i beni immobili del Comune che non sono vincolati. Per cui la consulente ci ha invitato a fare un’asta dei beni del Comune, partendo dalle scuole elementari di Col San Martino, dai terreni che possiede il Comune come quello in gestione alla Pro Loco di Soligo, quindi ciò vorrebbe dire “chiudere” la Pro Loco, fino al macello comunale, per cui o lo prende una persona che svolge la stessa attività oppure verrebbe chiuso. Gli altri beni immobili comunali sono il centro sociale, la mediateca, le case degli alpini. Io, sinceramente, non me la sento di fare un passo di questo tipo, non ritengo di dovere mettere la comunità di Farra in queste condizioni. Io non so chi di voi possa andare da un’associazione e dire loro: “Mettiamo in vendita la vostra sede, o la comprate voi oppure può comprarla qualcun altro”.
“Lascio l’amministrazione convinto di aver fatto tutto quello che era possibile fare, di averlo fatto nei modi corretti, di aver fatto anche presente per iscritto a chi di dovere quelle che erano state le mancanze ed i motivi che ci hanno portato a questa situazione e, quindi, questi, purtroppo, sono i risultati”, ha concluso il sindaco uscente Giuseppe Nardi.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
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