Mateusz Zbigniew Chudoba continua a respingere le accuse e deposita una registrazione per dimostrare: “Che sono stato indotto a confessare e che quelle mie dichiarazioni non erano spontanee”.
È successo nel corso dell’udienza preliminare che ha aperto il processo per il 27enne polacco, per il fratellastro 24enne Marek Jan Switacz e per il complice 43enne Jacek Wyluper accusati di aver rapinato a colpi di taser, Dorota Turek, la notte del 28 febbraio 2018 a Col San Martino.
Il fratellastro quella confessione non l’ha mai ritrattata e proprio grazie alla collaborazione e al suo ruolo minoritario nel colpo, difeso dagli avvocati Marco Portantiolo e Alessia Cavallin il prossimo 10 ottobre, patteggerà una pena di 16 mesi di reclusione e 300 euro di multa con sospensione condizionale (per la quale c’è già l’accordo con la procura).
Chudoba invece, difeso dall’avvocato Alessandra Nava, ha ritrattato tutto, dicendo che le dichiarazioni rese ai carabinieri del nucleo investigativo che, il 22 giugno 2018 li avevano arrestati: “Non erano spontanee”. Il 27enne ha infatti precisato: “Non ho rapinato Dorota. Quella notte ero fuori regione e ho testimoni che possono confermarlo” ha detto.
E per suffragare e confermare le sue dichiarazioni, l’avvocato Nava ha depositato al giudice per l’udienza preliminare le trascrizioni di alcune conversazioni registrate. Il processo è stato quindi rinviato al 22 novembre. Le difese hanno annunciato che chiederanno il rito abbreviato.
(Fonte: redazione Qdpnews.it).
(Foto: Archivio Qdonews.it).
#Qdpnews.it