9 ottobre 1963, ore 22.39: 260 milioni di metri cubi di terra e roccia “prendono a ceffoni” il lago artificiale del Vajont, un’immensa onda d’acqua investe Erto e Casso, scavalca la diga e disintegra Longarone. 1910 morti, 487 bambini.
Primi ad accorrere sul luogo del terribile pluriomicidio per interessi economici furono gli alpini del 7° Reggimento, Brigata alpina Cadore, di Belluno; poi, fino al 17 novembre del ’63, si alternarono nelle operazioni di soccorso e di riordino ben 3.488 militari, che per quei 38 giorni scavarono tra le macerie alla ricerca delle vittime o di quel che ne restava, purtroppo.
Il Gruppo Alpini di Farra di Soligo, venerdì 3 novembre, ha dedicato una serata a questa memoria dolorosa, cementando una volta in più gli scopi stessi dell’ANA: ricordare, solidarietà e fraternità.
Ospite dell’evento Dino Bridda, del Centro studi Ana di Belluno, che ha condotto la serata e, con l’ausilio di crudi filmati e fotografie d’epoca, ha sottoposto ai presenti la lettura delle ore immediatamente successive al disastro attraverso gli occhi di tre testimoni: un bambino di 10 anni, un alpino soccorritore di 21 anni, un giovane capitano di 35 anni.
Anche in questo frangente gli alpini, come altri corpi delle Forze armate, non si sono risparmiati nella solidarietà, gestendo anche la necessità di pietà per i morti e di aiuto morale per i sopravvissuti.
Il silenzio degli ascoltatori, pur nel sold out dell’auditorium “Santo Stefano”, è stato testimone dell’attenzione e dell’interesse che l’iniziativa ha suscitato.
Numerose le autorità presenti in sala, gli interventi mirati sia del sindaco, Mattia Perencin, che del presidente di Sezione di Valdobbiadene, Massimo Burol, hanno oltre al ricordo attualizzato la problematica ambientale dell’allerta meteo appena passata.
Il capogruppo di Farra, Claudio Andreola, nel suo intervento ha voluto citare l’articolo 2 dello statuto dell’ANA, scritto nel 1919, che al punto d) recita: “Promuovere e favorire lo studio dei problemi della montagna e del rispetto dell’ambiente naturale, anche ai fini della formazione spirituale ed intellettuale delle nuove generazioni… Cento e più anni fa i fondatori di questa Associazione, testimoni di una disastrosa guerra, avevano capito, sapevano e hanno voluto tramandare il valore del rispetto per la Montagna. A noi, ora, continuare, correggendo e non più commettendo gli stessi errori“.
(Foto: Bepi Zanfron – Gruppo Alpini Farra di Soligo)
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