“In piazza a Farra di Soligo sono l’unico negozio chiuso perché tutti gli altri poco o tanto qualcosa fanno. Qualcuno mi spieghi perché non possiamo aprire? Qualcuno mi spieghi perchè dobbiamo aspettare forse il 1° giugno?”.
Inizia così il lungo sfogo della parrucchiera Michela Sanzovo, titolare del salone “One to one” in pieno centro a Farra e formatrice professionale dell’azienda “Osmesi”.
26 anni di lavoro alle spalle, 16 anni da titolare, due dipendenti e un negozio di 58 mq con cinque postazioni. Michela è anche una donna energica, mamma di un bambino di 8 anni e una partita Iva con tanta rabbia dentro.
“Siamo chiusi dal 10 marzo a causa di una pandemia che ha sconvolto le vite di tutti – afferma Michela – ma ritengo inaccettabile, alla pari di estetiste, baristi e ristoratori, essere trattata come l’ultima della filiera perchè, secondo il Governo, siamo un ambiente di lavoro ad alto rischio come una sala operatoria. Pare diverrà perfino obbligatorio fare un corso sull’igiene. È una follia!”.
“Le tinte ai supermercati sono vendute come bene di prima necessità e allora perchè noi parrucchiere non lo possiamo fare? – insiste la donna – Al supermercato, per esempio al banco frutta e verdura, le distanze molto spesso non si rispettano, per non parlare delle interminabili code all’ingresso. La scusa della non riapertura per le distanze o perchè siamo un ambiente ad alto rischio per noi non è più giustificabile“.
“Le regole di sicurezza e di igiene le abbiamo sempre rispettate, il nostro è un luogo di lavoro tra i più puliti in assoluto e allora perchè non possiamo aprire a maggio come gli altri? – prosegue Michela -. Per essere concreta, lavoriamo dietro al cliente o al massimo al suo fianco, una lavanderia mi riporta tutti gli asciugamani igienizzati, usiamo di prassi i guanti, sanifichiamo lavelli e poltrone ad ogni cliente, ho un macchinario all’ozono che sanifica il negozio tutto il giorno e potrei continuare”.
“Ad oggi non abbiamo in mano un protocollo di igiene e sicurezza e con i 600 euro di Conte (e sono fortunata che li ho presi) non pago nemmeno l’affitto – continua la parrucchiera -. Rispettando i due metri di distanza e facendo tutti gli adeguamenti del caso potremmo aprire prima del 1 giungo (“se tutto va bene” – ha detto Conte). Dal fare niente con incasso zero a fare poco cambia molto, dateci però delle direttive per tempo, non la sera prima per il giorno dopo”.
“Abbiamo sentito dire che ci serviranno un kit igienico obbligatorio, ossia gel igienizzante ad ogni postazione, mantella usa e getta, kimono monouso, un cambio guanti-mascherina per i clienti, ingressi contingentati, strisce divisorie per il rispetto delle distanze, eccetera – puntualizza Michela Sanzovo -. Si rendono conto che guanti e igienizzante non si trovano da nessuna parte o hanno costi esorbitanti? Si rendono conto che per adeguarci agli eventuali protocolli tutto ciò ricadrà sulle spalle dei clienti con aumento dei prezzi?“.
“Si rendono conto che facendo entrare uno o due clienti per volta avremo un inevitabile calo di lavoro e quindi di guadagni? – continua Sanzovo – Si rendono conto che se ho meno lavoro potrei essere costretta a ridurre orario e stipendio alle mie dipendenti o peggio? Si rendono conto che mentre prima, se sforavamo rispetto agli orari previsti, ci facevano la multa e adesso ci invitano a lavorare h24 sette giorni su sette?“.
“Per il primo mese ho pensato di lavorare anche il lunedì ma quanto potrò reggere? – insiste la parrucchiera farrese – Non ho forse diritto a stare con la mia famiglia, dato che, facendo la formatrice, spesso lavoravo anche la domenica e il lunedì?”
“Abbiamo bisogno di liquidità e di aprire perchè tenere chiuso per 3 mesi con incassi 0 è un disastro! – insiste Michela – Ho sempre pagato affitto, bollette e fornitori fin che hanno lavorato, ma il 16 marzo ho anche pagato l’Iva primo trimestre e il 16 maggio ci sarà l’acconto tasse pur essendo chiusa. Quando le Stato chiede dobbiamo pagare, ma ora questi soldi mi verranno restituiti visto che non lavoreremo per tre mesi?”.
“Sarebbe da fare una rivoluzione fiscale, non pagare tutti e allora che cosa farebbero senza le partite Iva? – afferma ironicamente Sanzovo – Sento tanti colleghi che dicono che chiuderanno perchè hanno raggiunto il fondo di una situazione già critica e anche chi ha le “spalle coperte” da anni di sacrifici non si risolleverà facilmente quando riapriremo. Per esempio i fornitori sono chiusi come noi e i magazzini sono senza materiale, io vendo i prodotti tramite consegna postale, ogni spedizione mi costa almeno 7 euro. Perchè si possono fare le consegne a domicilio e il take away ma a noi non è permesso?”.
“Oltre a tutto ciò si sta diffondendo un meccanismo sempre più terribile per adesso e per il futuro: l’abusivismo – puntualizza Michela -. Vedo clienti settimanali con la nuova tinta non fatta da me, vedo uomini e donne con i capelli tagliati. Nessuno è santo, io per prima, ma se nessuno fermerà questo meccanismo potrebbe capitare che una dipendente, magari part-time che prende 600 euro, si sia fatta un giro di clienti a domicilio in questo periodo, si sia resa conto che guadagna molto di più, non tornerà più dalla titolare e, magari, le farà anche perdere clientela”.
Per concludere, un messaggio di speranza: “Ho clienti speciali con le quali sono sempre in contatto e che mi sostengono, persone con 3-4 cm di ricrescita che non si riconoscono nemmeno. Le ripagherò con un’accoglienza calorosa, io e il mio staff ci saremo sempre per tutti con un gran sorriso e garantendo massima sicurezza, inizieremo a parlarci con gli occhi e sotto le mascherine ci saranno i sorrisi“.
(Fonte: Luca Nardi © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione di Michela Sanzovo).
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