“L’ho scelta a caso. Se al suo posto ci fosse stato qualcun altro non avrebbe fatto differenza”.
Nel lungo interrogatorio durato oltre 8 ore, confessando l’omicidio di Elisa Campeol (qui l’articolo), Fabrizio Biscaro assistito dal suo avvocato Rosa Parenti ha spiegato di non conoscere la 35enne di Pieve di Soligo e di aver agito solo per dare sfogo a “quell’impulso a fare del male” che sentiva dal giorno prima.
Sarebbe potuto toccare a chiunque altro, un uomo o addirittura un bambino perché il 34enne di Col San Martino era preda di una crisi psicotica che l’ha portato a vagare per ore rimuginando su quell’impulso che sentiva sempre più pressante.
L’uomo è recluso nel carcere di Santa Bona a Treviso, in stato di fermo, con l’accusa di omicidio volontario. Nelle prossime ore il sostituto procuratore Gabriella Cama chiederà la convalida e disporrà l’autopsia sul corpo della vittima che, secondo il primo riscontro esterno del medico legale Alberto Furlanetto, sarebbe stata colpita da almeno una ventina di coltellate. Una furia omicida contro la quale Elisa ha provato a difendersi, come testimoniano le ferite da difesa su braccia e mani.
Quello di Elisa è stato un delitto della follia e ora la procura vuole accertare se si sarebbe potuto evitare. Biscaro ha spiegato di essere seguito dal centro di igiene mentale dell’Ulss 2, distretto di Pieve di Soligo, e di aver in passato tentato per quattro volte il suicidio. In seguito all’ultimo tentativo di farsi del male, era stato ricoverato nel reparto di psichiatria.
Una degenza durata un mese alla quale è stato lui stesso a porre fine con una dimissione volontaria. Era sottoposto a una terapia farmacologica che, per sua stessa ammissione, aveva interrotto da tempo per i pesanti effetti collaterali.
Il magistrato ha quindi disposto l’acquisizione delle cartelle cliniche per accertare la natura dei problemi psichiatrici e se siano state adottate tutte le misure necessarie a contenerli. “Ci sono ancora molte cose da chiarire, anche perché sia stato lasciato da solo a gestire una situazione così complessa” commenta il suo avvocato.
In accordo con la difesa, inoltre, sarà chiesto un incidente probatorio per effettuare una perizia psichiatria sul 34enne che potrebbe presto essere trasferito in una struttura adatta alle sue condizioni (ad esempio una Rems, residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza di autori di reati affetti da disturbi mentali).
Questa la ricostruzione resa nell’interrogatorio dal giovane. Martedì mattina alle 7.30, poco dopo aver iniziato il suo turno di operaio, Biscaro ha timbrato e ha lasciato l’azienda sparendo nel nulla.
Seguendo quell’impulso a far del male che sentiva dentro di sé, ha vagato nella zona fino a sera quando, in un centro commerciale, ha acquistato il coltello da cucina che ha riposto nello zaino.
Poi si è spostato in una zona isolata e ha passato la notte dormendo in auto. Al mattino ha raggiunto l’Isola dei Morti, area che conosceva molto bene e che ha frequentato più volte in passato. Il caso ha voluto che sulla sua strada si trovasse Elisa, che era andata lungo il Piave a prendere il sole.
L’ha vista e l’impulso è diventato un imperativo. L’ha aggredita alle spalle, senza neppure parlarle. Uno, due, tre fendenti continuando a colpirla fino a quanto Elisa ormai a terra esalava gli ultimi respiri.
Poi si è allontanato mentre alcuni ragazzi davano l’allarme e chiamavano i soccorsi, purtroppo vani, per la 35enne. E mentre i suoi genitori denunciavano la sua scomparsa, ha raggiunto la stazione dei carabinieri di Valdobbiane. Era da poco passata l’una, ha suonato ma nessuno ha aperto. Allora ha chiamato il 112: “Ho appena commesso un omicidio vorrei costituirmi”.
(Foto: web).
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