È in corso un importante restauro del borgo dove un tempo sorgeva l’originale Latteria Soligo: una parte degli spazi, di proprietà della stessa azienda, sono stati recuperati e l’intenzione è quella di riqualificare l’area per intero.
“Stiamo parlando di spazi risalenti ai primi anni del ‘900, se non addirittura alla fine dell’800” spiega il presidente Lorenzo Brugnera. La struttura, che sorge nella sponda destra del fiume Soligo, necessitava di importanti opere di restauro e di riqualificazione, vista anche l’importanza storica dell’area per la latteria.
“Durante i lavori ci siamo chiesti quale potesse essere l’uso di questi ambienti una volta completati i lavori – continua Brugnera – L’idea, visto che questi non sono necessari per la nostra produzione, è quella di destinarli a una onlus che possa rispondere alle esigenze del territorio. Credo che, per giovani o per meno giovani, bisogno di spazi ce ne sia”.
“Noi continueremo a sistemare anche gli altri edifici di questo bel borgo e pensiamo anche di mettere a disposizione il terreno sul retro di quest’area per eseguire magari delle prove di agricoltura. Stiamo investendo per la comunità e per chi è meno fortunato di noi”.
Proprio di agricoltura, e più nello specifico di quel ramo che riguarda la vinificazione del prosecco, si è parlato nella “prima” della nuova sala adibita a zona conferenze.
Il dottor Mario Bottignolo ha presentato al pubblico il brevetto e il “metodo-Botèn” per la produzione di vini spumanti senza l’utilizzo della solforosa: questa sostanza è necessaria per le sue azioni antiossidanti e antisettiche ma anche, a detta dello stesso Bottignolo, dannosa per gli uomini e che non permette un distinguo tra le varie zone produttive, così come succedeva un tempo.
“Il brevetto presentato prende il nome di ‘Vinificatore Botèn’ – spiega Bottignolo – ed è stato concepito per vinificare in modo controllato i mosti senza l’utilizzo della solforosa, ma sfruttando le proprietà selettive dell’alcool.
Lo scopo di questo metodo rimane quello di inibire i fermenti indigeni che operano negativamente sulla vinificazione. “L’alcool per motivi legali, ma soprattutto tecnologici non può essere aggiunto prima della vinificazione – spiega l’esperto – perché aggiungendo anche solamente sette o otto gradi al mosto questo non vinifica. Il vinificatore Botèn ci consente, tramite un procedimento particolare, di controllare e selezionare la microflora indigena utilizzando l’alcool grazie al suo inserimento in modo controllato e mantenendo una gradazione costante nonostante ci sia la fermentazione”.
A detta del dottor Bottignolo, uno dei problemi che sta alla base della valorizzazione del marchio prosecco e che portano a trovare questo vino anche a prezzi molto bassi, è dovuta all’uniformità dei vini nonostante il territorio atto alla produzione sia ampio e con caratteristiche diverse. In questo contesto si inserisce il “metodo Botèn”, che punta a un ritorno alle origini della vinificazione quando, sempre a detta dello stesso Bottignolo, le zone di produzione influivano sul gusto del prodotto finito.
“I vari tipi di prosecco che si producono negli ultimi vent’anni sono tutti buoni ma tutti uguali, e questo è dovuto al fatto che tutti i vini si sono uniformati a causa dell’utilizzo della solforosa e dalla conseguente aggiunta di fermenti industriali prodotti da poche aziende e utilizzati da tutti – prosegue – È logico che se io utilizzo lo stesso fermento per vinificare uve di origine diversa si perde la differenza dovuta alle zone di produzione.
Questa omologazione risulta essere uno dei problemi alla base della difficile valorizzazione del nostro vino: essendo tutti uguali risulta difficile fare una politica di marca come accade in altre zone di produzione, dove con il nome della cantina si identifica anche il tipo di vino. Nelle nostre terre, invece, è sempre necessario che ci sia il nome prosecco prima di quello del produttore. Non esistono il Berlucchi o il Dom Pèrignon del Prosecco, abbiamo marchi deboli che vivono abbinati al nome della Doc”.
“Per fare marchi forti sono necessari prodotti diversi e il metodo “Botèn”, escludendo la solforosa e i fermenti industriali, permette di tornare a dare una differenziazione come avveniva un tempo riuscendo cosi a lucrare un ‘premium prize”.
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