Due mesi di incontri e valutazioni per stabilire se Fabrizio Biscaro, quando a giugno uccise Elisa Campeol “per rispondere all’impulso di fare male a qualcuno”, fosse capace di intendere e di volere.
Questo il tempo assegnato allo psichiatra Tullio Franceschini, incaricato dal giudice per le indagini preliminari Marco Biagetti di svolgere la perizia psichiatrica sul 34enne di Farra di Soligo, reo confesso dell’omicidio della 35enne barista pievigina.
A chiedere la perizia era stato il sostituto procuratore Gabriella Cama, che coordina le indagini dei Carabinieri sull’assassinio di Elisa, accoltellata la mattina del 23 giugno lungo le rive del Piave, all’Isola dei Morti a Moriago della Battaglia.
Il giudice ha posto tre quesiti al perito: oltre ad accertare la capacità di intendere e di volere al momento del delitto, dovrà stabilire se Biscaro abbia la capacità di affrontare il processo. Allo psichiatra viene anche chiesto, nel caso in cui sia rilevata l’incapacità – totale o parziale – di intendere e di volere, di stabilire se il 34enne sia socialmente pericoloso.
L’avvocato Rosa Parenti, che difende l’uomo accusato di omicidio volontario premeditato, ha nominato come proprio consulente lo psichiatra Alberto Kirn. Anche i genitori di Elisa, assistiti dall’avvocato Lorenza Secoli, hanno deciso di nominare un proprio consulente affidando l’incarico allo psichiatra Alessandro Marcolin.
Biscaro, recluso nel carcere di Santa Bona, ha subito confessato il delitto ammettendo di aver scelto la vittima “a caso. Sentivo l’impulso a fare del male”.
E per questo, dopo aver vagato per due giorni arrivando fino a Fiera di Primiero in Trentino, avrebbe raggiunto l’Isola dei Morti a Moriago dove Elisa stava prendendo il sole e l’avrebbe aggredita, colpendola per oltre venti volte con un coltello da cucina comprato la sera prima a Valdobbiadene.
Il giovane era seguito dai servizi psichiatrici dell’Usl 2 per una depressione in seguito a ripetuti gesti autolesionistici e tentativi di suicidio che lo avevano portato anche a un ricovero nel reparto di psichiatria. Degenza che lui stesso aveva interrotto volontariamente. I medici gli avevano prescritto una terapia farmacologica che il 34enne aveva però sospeso qualche tempo prima del delitto.
Per questo la procura ha disposto anche l’acquisizione delle cartelle cliniche dell’uomo per escludere che vi possa essere stata una sottovalutazione delle sue condizioni.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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